E' terminata la fuga del latitante ricercato e condannato all'ergastolo, johnny lo zingaro: al momento della cattura si trovava a Taverne d'Arbia in provincia di Siena. Giuseppe Mastini godeva di un regime di semilibertà e il 30 giugno aveva fatto perdere le proprie tracce.

Chi è "Il Biondino"

Giuseppe Mastini, soprannominato Johnny lo zingaro o il Biondino, venne condannato alla pena dell'ergastolo nel 1989 per aver commesso i reati di furto, rapina, omicidio e sequestro di persona. Si trasferì a Roma con i suoi genitori, di etnia sinti, all'età di 10 anni, vivendo in una roulotte e occupandosi, durante la giornata, di gestire le giostre e poi commettendo furti con il clan della criminalità giovanile del Tiburtino.

Analfabeta e claudicante dopo una sparatoria avvenuta con la polizia, nel 1975 sparano erroneamente due colpi di pistola ad un autista del tram, Vittorio Bigi, con l'intento iniziale di rubargli 10mila lire dal portafoglio. Nel 1987 viene condannato a 15 anni di carcere ma riesce a fuggire dopo aver ricevuto un permesso per buona condotta.

Nel 1989 Giuseppe Mastini verrà condannato all'ergastolo dopo aver commesso una serie di crimini e viene prima trasferito nel carcere di massima sicurezza in Sardegna a Badu e'Carros e successivamente trasferito al carcere di Fossano dove, a seguito di un permesso concesso per buona condotta, riuscirà ad uscire dal carcere e a non farne ritorno, fino a ieri, 25 luglio, giorno della cattura.

25 giorni di latitanza

La fuga del biondino si è conclusa dopo ben 25 giorni di latitanza, che ha trascorso insieme alla compagna Giovanna Truzzi, scomparsa anch'essa dall'abitazione a Pietrasanta dove stava scontando gli arresti domiciliari. L'avvocato di Mastini, Enrico Ugolini, ha dichiarato che "la fuga non è da considerarsi grave, dal momento che, è stata solo una fuga d'amore".

Il Ministro dell'Interno, Marco Minniti, si è congratulato con il capo della Polizia, Franco Gabrielli per la cattura del pericoloso latitante. Nessuno si sarebbe aspettato una sua fuga, in carcere era una persona estremamente tranquilla, tanto da aver ottenuto da circa un anno del regime di semilibertà; si recava quotidianamente dal mese di novembre alla scuola della Polizia Penitenziaria di Cairo Montenotte, Savona, per svolgere dei piccoli lavoretti, fino allo scorso 30 giugno, giorno della sua fuga dall'abitazione di Taverne D'Arbia.