Lucia Lo Conti, funzionario ai Beni culturali della regione Sicilia, è morta a soli 50 anni nel 2004, lasciando marito e 6 figli. Causa del decesso, un tumore ai polmoni provocatole dal fumo passivo respirato al lavoro, proprio lei che non aveva mai fumato una sigaretta nella sua vita. Il tribunale di Palermo, dopo aver accertato che l'insorgere della malattia è stato determinato dal fumo passivo, ha condannato la regione Sicilia a risarcire la famiglia della vittima con un milione e mezzo di euro.

Cosa è accaduto

Mai fumato una sigaretta e in famiglia nessuno aveva quel vizio, ma al lavoro, dove si recava ogni giorno, molti colleghi fumavano tranquillamente non prestando ascolto alle sue lamentele.

Gli uffici erano caratterizzati da piccole stanze prive di aerazione; spesso, esasperata, tornava a casa dicendo che prima o poi l'avrebbero uccisa. Erano gli anni in cui non esisteva il divieto di fumo negli uffici pubblici. Dopo 14 anni di richieste e di denunce era stata trasferita ad un ufficio a contatto con il pubblico, ma la situazione non era cambiata perchè anche in questo ambiente gli utenti fumavano liberamente. Nel 2001 inizia ad avvertire dolori al petto e capisce subito che si tratta di un tumore, la diagnosi fu adenocarcinoma polmonare. Finì sulla sedia a rotelle. Prima di morire riunì tutta la famiglia, disse di essere serena e felice della vita che aveva vissuto perchè era diventata mamma e nonna.

Morì dopo tre anni di calvario, nel 2004. Durante la malattia chiese la causa di servizio ma le venne negata.

La causa alla regione e la sentenza di risarcimento

La famiglia fa causa alla Regione. Fu proprio la Lo Conti, prima di morire, a preparare i documenti ed una relazione autografa in cui denunciava tutto l'accaduto in vista appunto della causa alla Regione Sicilia.

Dopo lunghissimi anni il tribunale di Palermo riconosce il nesso di causalità tra il fumo passivo, la malattia e la morte e condanna la Regione, chenon ricorre in appello, ad un risarcimento record alla famiglia della vittima: un milione e mezzo di euro. Il giudice nella decisione ricorda che il codice civile impone al datore di lavoro di adottare tutte le misure idonee per preservare l'integrità psico fisica dei dipendenti.

Il giudice ha riconosciuto l'esposizione al fumo passivo per 5 anni, non per i 21 invece richiesti. Il consulente tecnico del tribunale ha indicato al 15,20% la percentuale di incidenza sullo sviluppo della malattia.