Giunge la sentenza di primo grado del processo a Mafia Capitale ma, secondo il Tribunale di Roma, non si tratta di mafia. I giudici non hanno ritenuto valida l'impostazione accusatoria dei PM. La Capitale è stata vittima di due distinte associazioni per delinquere, nelle quali a tirare le fila sono stati il fascista Massimo Carminati insieme ad altri complici tra cui l'imprenditore, padre padrone delle cooperative sociali romane Salvatore Buzzi.

La sentenza

Seppur ridotte rispetto alle richieste della Procura, restano pesanti le condanne: 290 anni complessivi (rispetto alla richiesta iniziale di 500).

Carminati è stato condannato a 20 anni; Buzzi a 19. Pene per i fiancheggiatori politici come l'ex capogruppo del Pdl del comune di Roma Luca Gramazio (10 anni) e per altri responsabili delle aziende pubbliche: Franco Panzironi 10 anni (ex amministratore delegato Ama, l'azienda dei rifiuti); Luca Odevaine 6 anni e 6 mesi (ex responsabile del tavolo dei migranti); Mirko Coratti 6 anni (ex presidente assemblea capitolina). La lista è lunga e comprende uomini del PD (Mirko Coratti, Andrea Tassone, Pierpaolo Pedetti) e del Pdl (Giordano Tredicine), oltre ai collaboratori di Carminati (Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio) e a quelli di Buzzi (Nadia Cerrito, Paolo di Ninno, Alessandra Garrone, Carlo Maria Guarany, Claudio Caldarelli).

Condanne a 6 anni anche per gli imprenditori Agostino Gaglione e Giuseppe Ietto.

Assolti 5 imputati su 46, tra questi Rocco Rotolo e Salvatore Ruggero per i quali l'accusa aveva chiesto 16 anni di carcere considerandoli elementi di contatto tra Mafia Capitale e ambienti della 'ndrangheta. Assolti anche l'ex sindaco di Castelnuovo di Porto, Fabio Stefoni e Giuseppe Mogliani.

Le Motivazioni

A non credere alla possibile caduta dell'accusa di associazione mafiosa è stato lo stesso Carminati che, in una telefonata con il suo legale (Ippolito Naso) ha dichiarato "Avevi ragione tu a essere ottimista". Caduta l'accusa di associazione mafiosa resta quella evidente di una struttura criminale che ha messo in ginocchio una città come Roma con la complicità - o l'indifferenza, - di partiti politici e amministratori locali.

Se la storia processuale proseguirà nei successivi gradi di giudizio, ciò che viene confermato è lo sfacelo di una amministrazione capitolina, eredità pesante e difficile per la sindaca Virginia Raggi.

Ora si resta in attesa delle motivazioni della sentenza, per comprendere i motivi per i quali non è stato riconosciuto nella sua interezza l'impianto accusatorio dei PM.

La sentenza va rispetta - scrive l'ex magistrato Giancarlo Caselli sul Fatto Quotidiano di oggi,- ma sarà importante capire le ragioni della Corte. Le organizzazioni criminali, soprattutto quelle di stampo mafioso, operano sempre meno in ambito "militare", ma vestono sempre di più il "doppio petto" e il "colletto bianco". Si insinuano negli ambienti creando reti di complicità nei quali sono fondamentali pezzi della politica, delle amministrazioni e del mondo imprenditoriale.

Proprio la "ex" mafia capitale si era configurata, stando alle intercettazioni telefoniche di Carminati, come una "terra di mezzo" tra la politica e l'attività criminale. Occorre quindi capire i nuovi fenomeni criminali per adeguare le chiavi di lettura, comprendendo le complicità che si annidano tra mondi contigui, uscendo dai classici stereotipi sulla mafia come caratteristica del sud.