Succede ancora. Di nuovo. L'amore che ferisce, quello che uccide, torna alla ribalta. Questa volta a sanguinare è la provincia di Venezia, Musile sul Piave precisamente. Un uomo che non si rassegna alla fine, un uomo che uccide con il coltello, un uomo che confonde il rosso del sangue con il rosso della passione e dell'amore. Maria Archetta Mennella muore così, per mano del suo ex marito, Antonio Ascione. Una coppia che aveva perso la strada dell'amore: avevano deciso di separarsi, una scelta più di lei in realtà, che lui aveva dovuto subire e che non era stato in grado di elaborare.

Chi era loro vicino dice che lui non sapeva riferirsi a Maria come alla "ex moglie", ma parlava come se il loro legame fosse ancora saldo e felice. Un tentativo di riavvicinamento Antonio lo aveva fatto con un regalo. Molti uomini colmano le lacune con gli oggetti, pensando che le donne possano innamorarsi dell'avere. Forse questo pensiero ha sfiorato anche la sua mente, quando ha comprato a Maria un'auto nuova: pensava di percorrere con lei la strada della felicità, ma hanno imboccato il tunnel del buio.

Cosa possa armare la mano di un uomo per colpire la moglie, nonché mamma dei suoi bambini, rimarrà come sempre un interrogativo sospeso. Sospeso nelle vite dei figli, uniche vittime inconsapevoli di questo male, ennesimi orfani della furia cieca di un amore malato e possessivo.

Sospeso come i desideri di Maria, un misto di pensieri e idee che lei non vedrà mai realizzati. Sospeso, fino al nuovo episodio di cronaca che ci riporterà a scrivere di uomini che si sentono offesi nella dignità e che offendono il corpo di una donna. Rimane l'orrore di questa vita finita, neppure tanto improvvisamente visto che l'agonia della povera donna è durata diversi minuti.

Rimane la lucidità dell'uomo che, consapevole del suo gesto, chiama i soccorsi e chiede loro di agire velocemente perché la donna respira, ancora, ancora per poco. Maria Archetta viene trovata sul letto, agonizzate, parzialmente svestita. Aveva da poco permesso all'ex marito di tornare in casa visto il momento di difficoltà che l'uomo stava attraversando mentre i due figli, un maschio e una femmina di 9 e 15 anni, erano partiti per trascorrere le vacanze dai nonni.

Un'estate che doveva essere di pace e divertimento, trasformata nel peggiore degli incubi. Una coincidenza, quest'ultima, che potrebbe far pensare alla premeditazione. Questo però è un capitolo che scriverà la giustizia. Per ora la parola fine, l'ha messa Antonio Ascione alla vita di Maria, e alla sua vita.