Milano: la vicenda si è verificata in via Bisceglie, nel parcheggio dell'Atm, quando una madre, alle prese con la routine asilo-lavoro-casa, ha parcheggiato l'auto, è salita sul metrò e, dopo appena 20 minuti, è giunta sul posto di lavoro (un ufficio in centro a Milano), convinta di aver portato la figlia di appena un anno all'asilo nido.

Dopo un'ora e mezza un passante che si trovava nel medesimo luogo di sosta ha avvertito un forte pianto, capendo fin da subito che proveniva dall'interno di una vettura. Appena ha visto la bambina piangere disperatamente sul suo seggiolino nel retro dell’auto, l'uomo non ha perso tempo, ha chiamato il 112 e sul posto sono giunte la polizia e un'ambulanza.

Un vetro della macchina è stato frantumato per aprire l'automobile e liberare la bambina.

I sanitari hanno trasportato la piccola all'ospedale San Carlo per gli accertamenti di rito che, fortunatamente, hanno portato ad una diagnosi positiva. Nel frattempo i poliziotti dell'Ufficio prevenzione generale, guidati da Maria Josè Falcicchia, hanno contattato i genitori: prima il padre - anch'egli al lavoro - poi la madre. Quest'ultima è stata portata al pronto soccorso dov'era ricoverata la bambina, per poi essere visitata e tenuta in osservazione psichiatrica in seguito al forte shock: "Non riesco a spiegarmelo, ero convinta di averla portata all’asilo", ripeteva la donna.

Questa notizia non avrà molta eco, purtroppo e per fortuna.

Per fortuna certo, perché non c’è stata alcuna tragedia; purtroppo perché andrebbero premiate la giusta e oramai rara attenzione del passante e la prontezza dei soccorsi. Siccome ci troviamo di fronte ad un problema che sembra ripetersi sempre più di frequente (l'ultimo caso risale al 7 giugno, ad Arezzo), tutte le vicende simili tra loro andrebbero messe in evidenza per mettere in guardia tutti i genitori.

Attualmente si stanno adottando nuovi sistemi di sicurezza: dai seggiolini "intelligenti" che avvertono della presenza del bambino ancora legato a motore spento, alle segnalazioni da parte dei nidi, come avviene nel comune di Gorgonzola, in provincia di Milano.

Amnesia dissociativa

Amnesia dissociativa è il termine con cui si identifica questo genere di dimenticanze.

Si tratta di un disturbo particolarmente presente nelle società "molto progredite", che sta facendo discutere e riflettere non solo in Italia. Parlando in termini psicologici, occorre premettere che la nostra mente agisce solo parzialmente in maniera conscia e volontaria, seguendo - tramite il Super Io - una serie di norme e precetti che troppo spesso non fanno i conti con le esigenze reali della persona.

Dietro questo meccanismo lavora il subconscio che - in una sorta di visione se vogliamo più egoistica - talvolta mette in pratica il cosiddetto "atto mancato", ovvero un'azione che non tiene conto della mediazione del Super-Io, ed è in linea con la nostra reale volontà, oppure i più noti "lapsus".

Nel primo caso, l'azione è un qualcosa di aggressivo rivolto ad altri e che non vorremmo più celare, mentre nel secondo caso è un qualcosa strettamente legato a noi. Un esempio pratico può esser quello delle chiavi dell'auto: quando rincasiamo, le appoggiamo ed il nostro cervello memorizza la loro posizione, ma se il subconscio è restio ad andare in un determinato luogo o semplicemente ad uscir di casa, faremo molta fatica a ricordare dove le avevamo lasciate.

Quando questi due meccanismi scattano in concatenazione, gli esiti possono essere tragici: le informazioni normalmente memorizzate sono preda dell'amnesia, e si verificano atti estremi anche verso le persone più care. Tutto questo è il prodotto di una società che sta perdendo il contatto con i propri legami, e in cui i figli rischiano di diventare un automatismo.