E' ormai passato più di un mese da quel maledetto 11 giugno, quando nella villetta di Lu Fraili a San Teodoro, in Sardegna, si è consumato l'atroce delitto della 28enne biellese Erika Preti, lì in villeggiatura, ospite di amici insieme al suo fidanzato Dimitri Fricano.

La giovane è stata brutalmente accoltellata due volte alla gola dopo avere avuto una colluttazione con il suo assassino, che è proprio lui, Dimitri, che, dopo avere per settimane depistato le indagini, raccontando agli inquirenti di Nuoro titolari dell'inchiesta che "un uomo rasato dalla carnagione olivastra" li aveva aggrediti a scopo di rapina, è crollato, confessando di essere stato lui l'esecutore materiale del delitto.

La sua versione dei fatti in effetti non aveva mai convinto gli inquirenti, che dalla prima ora lo avevano iscritto nel registro degli indagati come atto dovuto per l'omicidio, ma lasciandolo a piede libero. Dopo un breve periodo di ricovero in Sardegna (il 30enne aveva infatti riportato -a suo dire nella presunta colluttazione con il fantomatico aggressore- delle escoriazioni al braccio e una ferita sulla fronte), Dimitri Fricano era infatti tornato a casa a Biella, perseverando con la prima versione, ritrattata inaspettatamente sabato pomeriggio, dopo un evidente persuasivo colloquio con i suoi genitori e i legali, che lo hanno indotto a dire tutta la verità.

Erika Preti, il fidanzato confessa il delitto

Il giovane è stato arrestato, ma le sue indicazioni sulle modalità del delitto devono ancora essere vagliate e messe a confronto con quanto finora ricostruito, tassello dopo tassello, mediante gli elementi repertati dalla Scientifica sulla scena del crimine. A sconvolgere oltremodo la rivelazione dell'indiziato circa il movente dell'efferato delitto: "Ho ucciso io Erika al culmine di una lite, mi aveva rimproverato per delle briciole di pane sul tavolo ..."; lei, la ragazza che da dieci anni era la sua fidanzata e che lui diceva di amare, uccisa in quel modo barbaro per un 'rimprovero'?

Una giustificazione debole e poco credibile, questa, per gli inquirenti e i genitori della vittima, che intendono vederci chiaro e capire cosa si nasconda davvero dietro la follia omicida del killer reo confesso.

Omicidio San Teodoro: non è stato un raptus? Inquietanti indiscrezioni

A rendere ancora più inquietante questa vicenda, le indiscrezioni diffuse da La Nuova Sardegna, secondo cui Dimitri avrebbe ferito Erika in due tempi: prima una coltellata alla gola, non mortale, poi l'avrebbe trascinata nel pavimento, intraprendendo una colluttazione con lei (i capelli della vittima sparsi sulla scena del crimine ne sarebbero la prova), per poi ucciderla con una coltellata letale che le ha reciso la carotide, data con un secondo coltello (lui invece ha detto di averne utilizzato solo uno), colpo che non ha lasciato scampo alla povera ragazza.

Perché tutta questa ferocia? E soprattutto, se le vere modalità dell'omicidio sono queste, risulta molto difficile considerarle compatibili con raptus momentaneo. Ora gli avvocati di Dimitri parlano di "incompatibilità con il carcere" del loro assistito, che sarebbe affetto da gravi disturbi psicologici che anche i genitori della vittima, ancora increduli per ciò che è accaduto, non hanno negato.