Si torna a temere uno scontro tra le due superpotenze mondiali. Questa volta la tensione è scaturita dalle affermazioni del vice presidente del comitato degli stati maggiori riuniti Usa, il generale Paul Selva, il quale non ha fatto mistero della "linea dura" che il Pentagono intende adottare nei confronti della Russia, accusata di aver violato ripetutamente il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty), che vieta il dispiegamento di missili balistici a lungo e medio raggio.

La risposta vigorosa degli Usa: "pronti a schierare missili"

Gli Usa si sono dichiarati "pronti a schierare missili a medio raggio", come ha affermato Paul Selva in risposta alle presunte violazioni da parte della Russia dell'accordo succitato. Il generale ha poi precisato, nel corso della seduta al Senato sulla "questione Russia", di voler adottare provvedimenti "molto duri", sia di carattere diplomatico che militare. Si tratta di una serie di contromisure che sarebbero state già proposte, la settimana scorsa, dal presidente della commissione affari esteri della Camera dei Rappresentanti statunitense, Ed Royce, con tanto di disegno di legge atto a punire una Russia che continuerebbe a rappresentare "una minaccia per la sicurezza nazionale".

Ad ogni modo, la vicenda continua a risultare piuttosto controversa, poiché le due potenze si stanno accusando già da un po' di tempo, reciprocamente, di aver violato il contratto stipulato nel 1987.

Ed Royce: "Putin ha violato il contratto"

Il Pentagono sembra deciso a far leva sul presunto comportamento scorretto di Vladimir Putin che, secondo Royce, avrebbe "più volte violato i vincoli posti dal trattato INF".

La Russia naturalmente ha negato ogni accusa, compresa quella di aver segretamente dispiegato, nel mese di febbraio, dei missili da crociera 9M729, venendo meno a quanto stabilito dall'accordo. Il generale Selva ha precisato che il documento firmato da entrambe le potenze contempla "provvedimenti per la ricerca, lo sviluppo e l'installazione, ma esclude test missilistici balistici", vietando ad entrambe le potenze anche missili da crociera con un raggio d'azione da 500 a 5.500 chilometri di distanza.

Mosca, dichiarazioni Usa "solo un pretesto"

Per la Russia, le dichiarazioni del Pentagono sarebbero solo un pretesto per attuare contromisure ai danni del Cremlino. Il ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, ha espresso la sua preoccupazione subito dopo le affermazioni statunitensi che hanno paventato l'installazione di missili, dichiarando in modo esplicito che lo Stato russo "non ha violato affatto gli impegni assunti con la firma del trattato in questione e con gli obblighi presenti". Inoltre questi ha anche aggiunto che: "Washington afferma il contrario, ma senza fornire informazioni concrete e verificabili".

La questione, dunque, è tutt'altro che chiara, anche perché la Russia - come ha precisato Lavrov - ha diversi dubbi circa alcune "libertà militari" che il Pentagono si sarebbero concesso in questi anni.