Definire il comportamento dell'amministrazione Trump e dei vertici militari degli Stati Uniti d'America sta diventando sempre più difficile. Ogni mossa ne contraddice una precedente, il dubbio è che la confusa situazione geopolitica sia effettivamente troppo complessa per l'inesperienza del presidente americano. L'altra ipotesi vedrebbe invece Donald Trump in possesso di una precisa strategia, improntata però sulla forza. Così, mentre TheDonald parlava 'amorevolmente' al telefono con il leader cinese Xi Jinping, chiedendo lumi su eventuali contromisure relative alla crisi coreana, un cacciatorpediniere della Marina statunitense armato fino ai denti è passato a poche miglia dall'isola di Triton, nelle acque Spratly.

I cinesi considerano di loro competenza quel tratto di mare, anche se in realtà si tratta acque contese e la stessa Triton, occupata dalla Cina, viene rivendicata da Taiwan e Vietnam. Inutile sottolineare quanto Pechino abbia considerato il passaggio della USS Stethem "una provocazione militare e politica", oltre ad "una violazione della sovranità della Cina per la cui difesa saranno prese tutte le misure necessarie".

Le isole contese

Non è la prima volta che accade. Nel 2015 l'amministrazione Obama decise una perlustrazione dei propri mezzi navali nelle acque di Spratly, entro le 12 miglia contese che Pechino considera proprie acque territoriali. Con Donald Trump, il guanto di sfida è stato già lanciato due volte, la prima lo scorso 25 maggio quando la USS Dewey, un altro cacciatorpediniere a stelle e strisce, fece il medesimo percorso.

Anche in quella circostanza il governo cinese innalzò un coro di proteste. Ad onor del vero, la situazione delle acque Spratly è piuttosto controversa e simboleggia quella politica di egemonia che Pechino ha sempre esercitato nel Mare cinese meridionale negli ultimi sessant'anni. Le isole Spratly si trovano praticamente in un 'incrocio marittimo' che comprende altre quattro Nazioni, oltre la Cina: Vietnam, Taiwan, Filippine e Malesia.

I cinesi controllano otto atolli, ma rivendicano la proprietà di altri piccoli isolotti che, attualmente, risultano contesi. Nel marzo del 1988, a seguito della presenza minacciosa in zona di alcune navi militari vietnamite, le fregate cinesi aprirono il fuoco affondando due natanti di Hanoi. Ma la contesa per il controllo delle acque di Spratly non è soltanto ispirata dalla pretese di fare la voce più grossa rispetto agli altri: questo pugno di isolotti ed atolli è ricco di riserve energetiche e minerarie ed il tratto di mare in questione è un punto nevralgico di traffici commerciali.

Alla base, pertanto ci sono miliardi di dollari di interessi economici.

Corea del Nord: USA in pressing sulla Cina

Tornando a Donald Trump, è probabile che quanto stia accadendo in questi ultimi giorni possa far parte del preciso obiettivo di mettere Xi Jinping sotto pressione, allo scopo di chiedergli una maggiore risolutezza nei confronti della Corea del Nord. I contatti tra i presidenti delle maggiori potenze economiche mondiali sono apparentemente cordiali. Trump però continua ad invocare l'azione vigorosa della Cina nei confronti del dittatore di Pyongyang, Kim Jong-un, da un lato sottolinea come Xi Jinping sia "un brav'uomo che sta facendo il massimo sforzo", salvo poi twittare che "la strategia cinese sulla Corea del Nord non funziona".

Da qui tutte le altre mosse, le sanzioni verso banche ed imprese cinesi che starebbero in qualche modo supportando il regime nordcoreano, le accuse sui traffici di esseri umani al confine tra Corea del Nord e Cina, poi la vendita di armi a Taiwan (mai riconosciuta da Pechino come uno Stato sovrano, ndr). Infine la provocazione militare nelle acque di Spratly, la seconda in poco più di un mese. Tutti anelli di una catena che potrebbe avere lo scopo di indurre il governo cinese ad usare il pugno di ferro economico nei confronti di Pyongyang. Lo stesso atteggiamento provocatorio, in fin dei conti, viene utilizzato nei confronti della Russia in Siria e le recenti minacce di Trump contro il governo di Bashar al-Assad, fedele alleato di Mosca, potrebbero rientrare nel contesto di spingere l'avversario verso i propri dettami politici.

Il piano di Washington, però, non tiene conto di una pazienza che, sugli altri versanti, potrebbe esaurirsi presto. Maggiori dettagli in tal senso arriveranno dal G20 (7 ed 8 luglio prossimi ad Amburgo) in cui gli effettivi 'grandi della Terra' si incontreranno per discutere di tante questioni, tra cui quelle citate. Un vero confronto tra superpotenze, a differenza dell'inutile e superato format del G8, il cui peso sugli equilibri geopolitici è ormai nullo.