Una vacanza-premio in un hotel a quattro stelle per una settimana intera in montagna a prendere il fresco. Dov’è lo scandalo? Nel fatto che è stata concessa a Marino Occhipinti, condannato all'ergastolo per uno degli omicidi della banda dei fratelli Savi della famigerata Uno bianca che sparse il terrore sotto le Due Torri compiendo una serie di assassini, alcuni dei quali senza senso, per spargere terrore in una città che una trentina di anni fa era considerata ancora simbolo del buon vivere e della sicurezza.

Si trova in regime di semilibertà dal 2012

Va bene, è vero che è passato tanto tempo e che Occhipinti si è dimostrato un detenuto modello per lungo tempo e al momento si trova in regime di semilibertà dal 2012, ma addirittura una settimana intera fuori dal carcere per un ergastolano fa storcere la bocca a molti. La decisione è stata presa dal Tribunale di sorveglianza di Padova che ha accolto la richiesta di invitare il detenuto a Breuil in Val d’Aosta per partecipare a un convegno della Cooperativa Giotto, vicina a Comunione e Liberazione, che si occupa anche del recupero dei reclusi e per la quale lavora da quindici anni. Insomma, secondo i giudici non si tratterebbe di una vacanza poiché gli sarebbe stato comunque imposto il regime di semilibertà vigilata e il divieto totale di parlare e muoversi con persone estranee all’iniziativa della Cooperativa.

E il pubblico ministero dell'inchiesta sulla Uno Bianca Valter Giovannini pensa che, a leggi invariate, dopo oltre vent'anni di carcere non sia qualcosa di assurdo.

Lo sconforto dei parenti delle vittime

Ma di nessuna vacanza potrà usufruire Carlo Beccari, giovane guardia giurata colpita a morte nel corso di un assalto a un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio di Reno, vicino a Bologna da una pallottola del fucile di Occhipinti. E nemmeno le altre, tante vittime della banda della Uno Bianca.

Insomma, quella di stare in Val d’Aosta per una settimana ha fatto scattare le proteste di buona parte dei parenti delle vittime che ricordano bene quei tragici lutti e ne sono tuttora amaramente toccati. Insomma, è vero che la Costituzione all’articolo 27 prevede che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, ma stavolta forse si è passato il segno in tal senso anche considerando che Occhipinti ha già ottenuto qualche permesso-premio, ad esempio per passare il Natale in famiglia.

Davanti a questa notizia si riapre un dibattito infinito: deve prevalere la certezza della pena per un ergastolano colpevole comunque di un tremendo reato oppure cercare di recuperarlo alla società civile se si comporta bene in galera? Ognuno, in coscienza, può dare la sua risposta.