"Erano due mesi che pensavo di ucciderla, mi umiliava in continuazione, ho aspettato che tornasse dalle vacanze, ma il mio è stato un raptus". Maurizio Diotallevi, 62 anni, ieri nel corso dell'interrogatorio in cui ha confessato l'omicidio della sorella Nicoletta, uccisa nella notte tra il 14 e il 15 agosto nella casa romana al Flaminio dove convivevano, si è contraddetto. Emergono in queste ore nuovi particolari del confronto che Diotallevi ha avuto con gli inquirenti. Il fratello assassino ha fornito una versione "lucida" sul perché voleva ucciderla e come abbia fatto a pezzi sua sorella prima di gettarla in due cassonetti ai Parioli e in zona Flaminio.

'Mi umiliava e mi prendeva a schiaffi'

Al pm Marcello Cascini che ieri lo interrogava, Maurizio Diotallevi ha raccontato che odiava sua sorella. "Mi umilava davanti a tutti, anche davanti a mio figlio". I litigi erano continui, i motivi sempre gli stessi. Maurizio, costretto alla convivenza forzata con Nicoletta, più piccola di lui di tre anni, nella casa ereditata dai genitori a via Guido Reni 22b, era frustrato da fallimenti sentimentali perché divorziato, e professionali perché era senza lavoro e senza reddito, anche se diceva di essere un social media manager. Di fatto "i pantaloni" in quella casa li portava Nicoletta che non aveva un impiego fisso, ma si adattava a fare tanti lavori: pulizie domestiche, babysitter, lezioni di yoga.

Poi c'erano i 430 euro mensili della stanza fittata a una studentessa. A sua sorella Maurizio chiedeva denaro, sempre più spesso. "Mi trattatava come un bambino e mi razionava i soldi", ha raccontato agli inquirenti. Le liti sfociavano persino in gesti violenti: "In certi casi mi prendeva a schiaffi". Nei giorni scorsi, Nicoletta era stata in vacanza in Svezia e Maurizio era sereno.

Ma domenica era tornata e i dissapori tra i due fratelli figlio di un ufficiale dell'esercito erano ricominciati. E ha deciso di ucciderla. "Mi sono liberato di un peso", ha detto al pm. Però poi ha aggiunto che è stato un raptus.

Dettagli cruenti

Incalzato dalle domande del pm, il fratello assasino ha raccontato con lucidità come è accaduto l'omicidio.

Ha aspettato che Nicoletta uscisse dal bagno, l'ha aggredita e strangolata con una cintola. Poi l'ha fatta a pezzi. Per tagliare il corpo di sua sorella, ha utilizzato due seghe e un coltello per la carne. Nel corso della macabra operazione, una delle seghe si è rotta e una parte della lama è rimasta conficcata nella gamba della povera vittima. I primi risultati dell'autopsia sui poveri resti della donna hanno confermato il racconto. Per sbarazzarsi del corpo, aveva pensato di gettarlo nel cassonetto di viale Maresciallo Pilsudski, ma il peso era tale che ne ha gettato una parte nel cassonetto di via Guido Reni sotto casa. Senza pensare che l'edificio, a pochi passi scuola superiore e dal reparto volanti della Polizia, è attorniato da telecamere e una l'ha ripreso mentre gettava un grosso sacco.

Parte di una sega trovata nel cassonetto, è stata sequestrata. Infine, in questa "lucida follia", ha ripulito l'appartamento con meticolosità e l'indomani ha denunciato la scomparsa della sorella.

Sviluppi del caso

L'interrogatorio di convalida del fermo di Diotallevi, trasferito nel carcere romano di Rebibbia, è previsto per domani. Se l'omicidio sia stato premeditato e organizzato da tempo, lo stabiliranno le indagini. Per ora il pm nel corso dell'interrogatorio di garanzia davanti al gip, contesterà l'omicidio volontario aggravato dalla parentela. E la polizia scientifica tornerà nella casa posta sotto sequestro per fare accertamenti irripetibili.