La Cronaca Estera degli ultimi mesi ha narrato puntualmente i vari fatti susseguitisi a ridosso del 38° parallelo. Ieri mattina, alle ore 5:57 è stato sperimentato il 17° lancio balistico dal Governo nordcoreano: ovviamente, il clima nella zona nord -pacifica si è rapidamente surriscaldato, soprattutto nel momento in cui milioni di cittadini nipponici hanno ricevuto via sms da Tokio istruzioni su come prepararsi ad un eventuale impatto (rischio fortunatamente scongiurato in fretta).

Lancio effettuato nella prima mattinata. Seul: "Primo vettore capace di trasportare ordigno atomico"

Soddisfazione viene espressa dalla Repubblica Democratica: la testata, secondo le rivelazioni effettuate da Seul, avrebbe percorso 2.700 km ad un'altezza massima di 550 km, per poi frammentarsi in tre parti e gettarsi al largo dell'isola di Hokkaido. Secondo l'agenzia di stampa KCNA l'obiettivo, da lungo tempo perseguito, di fabbricare un missile capace di raggiungere le coste americane sarebbe sempre più prossimo a realizzarsi. La Corea del Sud conferma e non nasconde le proprie preoccupazioni: il presidente Moon Jae -in ha confermato l'esercitazione avvenuta a Pilseung Park a poche ore di distanza dal lancio, durante la quale quattro caccia F15 hanno scagliato otto bombe MK84 su una montagna nei pressi del confine tra le due Coree.

Inoltre, il capo di Stato si è detto interessato a ricevere il prima possibile i vertici americani per studiare eventuali contromosse, dopo un primo colloquio con il consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, il generale McMaster.

Gli stessi paesi interessati all'escalation non escludono che uno dei papabili obiettivi di Pyongyang possa essere la base aerea americana situata sull'isola di Guam, al largo delle Isole Marianne; come peraltro mai smentito, ed anzi minacciato a più riprese, dal Governo nordcoreano.

Le prime reazioni internazionali. Trump: "Tutte le opzioni sul tavolo"

La reazione sdegnata delle Nazioni Unite non si è fatta attendere. Mentre viene chiesto da più parti che i Paesi membri ottemperino ad applicare le sanzioni già votate, il presidente Trump e il primo ministro Abe (che già da tempo coordinano gli sforzi per contenere le minacce di Pyongyang) lanciano alti lai all'indirizzo di Kim Jong -Un: l'odierna dichiarazione degli USA va letta in questo senso.

Il richiamo alla forza indica inflessibilità di fronte alle intenzioni della Repubblica Democratica di Corea.

Per contro, il premier Shinzo Abe evidenzia una preoccupante falla nei sistemi di tracciabilità satellitare adoperati dal Giappone: il vettore Hwasong 12, infatti, è riuscito a bucare lo spazio areo giapponese senza essere intercettato. All'agenzia stampa nazionale Kyodo avrebbe rilasciato questa dichiarazione: "per quanto possiamo fare, resteranno sempre dei buchi nel sistema".

È prevista per oggi una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sul tema: USA, Corea del Sud e Giappone evidenziano l'importanza del ruolo di Cina e Russia come negoziatori in questa situazioni di allarme continuo, nel tentativo di indurle ad usare il pugno di ferro contro l'erede della dinastia Kim.

Tanto il Ministro degli Esteri cinese, per il tramite del suo portavoce Hua Chunying, quanto il viceministro suo omologo russo Ryabkov, affermano di opporsi ad iniziative unilaterali in spregio delle risoluzioni ONU. Entrambi si dicono preoccupati per la tensione continua nella zona, ma evidenziano il fallimento di ogni piano di costrizione che esuli dalle votazioni in seno al Consiglio di Sicurezza; richiamando, perciò, americani ed alleati ad utilizzare i canali diplomatici ufficiali per risolvere la crisi.