"Lo stupro è peggio ma solo all'inizio, poi la donna si calma e diventa un rapporto normale". Questo il commento shock apparso sulla pagina Facebook de "Il resto del carlino", in cui si davano gli ultimi aggiornamenti sul caso dello stupro di Rimini, scritto da Abid Jee, mediatore culturale presso la cooperativa Lai-momo, che si occupa di attività sociali legate anche all'accoglienza dei migranti. L'uomo è stato sospeso dal suo incarico, che ricopriva dal dicembre 2016.

"Quando a Boldrini e alle donne del Pd?"

L'altro commento che sta facendo discutere è stato scritto, sempre su Facebook, dal segretario cittadino del partito "Noi con Salvini" Saverio Siorini. L'esponente leghista, dopo aver condiviso la notizia della coppia aggredita sul litorale riminese, la ha commentata con queste parole: "Ma alla Boldrini e alle donne del Pd quando dovrà succedere?".

Dopo la valanga di critiche, il post è stato rimosso e lo stesso Siorini ha cercato di correggere il tiro, con scarsi risultati però. È stato espulso dal partito in quanto "le sue parole non rispecchiano nella maniera più assoluta il pensiero del movimento", come afferma il coordinatore pugliese di Noi con Salvini.

Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati, non è purtroppo nuova ad attacchi di questo tipo che si rincorrono sui social, tanto da essere arrivata, qualche settimana fa, ad annunciare che da ora in poi denuncerà tutti coloro che le rivolgeranno insulti e minacce.

L'odio corre sui social

Ancora una volta, i social si dimostrano essere strumento dalle potenzialità inarrivabili per alimentare odio.

Social che permettono a tutti di esprimere il loro punto di vista, cosa giusta e sacrosanta, ma che negli ultimi tempi stanno forse sfuggendo di mano sia a chi li utilizza che a chi li gestisce. Nessun filtro, nessuna mediazione. Su facebook tutti possono augurare sciagure e morte a qualcun'altro, salvo fare marcia indietro quando si rendono conto di averla sparata troppo grossa.

Ma il web non perdona. Il web non dimentica. Come forse è giusto che sia. Sui social ci sentiamo potenti, crediamo di poter dire tutto rimanendo comodamente seduti a casa nostra, ci sentiamo sicuri perché in quel vasto mondo virtuale possiamo dire ogni cosa che ci passa per la testa senza mai prenderci fino in fondo la responsabilità di ciò che abbiamo scritto.

Quando invece sarebbe importante dimostrarsi responsabili, essere capaci di difendere davvero ciò che scriviamo su Facebook.

Perché se è vero che la Costituzione italiana garantisce a tutti, all'articolo 21, la libertà di manifestare il proprio pensiero, vero anche che in quanto cittadini informati e consapevoli, dovremmo dimostrare un minimo di rispetto per gli altri. Non dovrebbe essere permesso di dire che una donna merita di essere stuprata, o che uno stupro possa essere bello e piacevole. Uno stupro è qualcosa che segna, in maniera profonda, drammatica e forse indimenticabile, l'esistenza di una donna. Che dal quel momento dovrà riuscire a rifarsi una vita, portandosi comunque dietro per sempre il trauma che ha vissuto. A nessuno dovrebbe essere permesso anche solo augurare una cosa del genere.