Le intercettazioni effettuate dagli inquirenti ed i verbali delle testimonianze delle vittime della setta religiosa di Aci Bonaccorsi, in provincia di Catania delineano un quadro raccapricciante, fatto di abusi e plagio a danno di minorenni. Alla congregazione religiosa "Associazione Cattolica Cultura ed ambiente" avevano aderito circa 5mila adepti, che credevano in questo modo di percorrere un cammino per arrivare a Dio. In realtà dietro al paravento della spiritualità si nascondeva una realtà di violenze e abusi che ha fatto finire in manette il leader spirituale della setta, Pietro Capuana, insieme a tre sedicenti "sacerdotesse" complici - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - delle violenze sessuali.

Le vittime erano ragazzine fragili

Le vittime del sodalizio criminale erano prevalentemente ragazzine con un passato difficile alle spalle, con le quali Capuana si qualificava come "intermediario per giungere a Dio". Gli abusi sessuali venivano proposti alle vittime come un percorso spirituale per elevare lo spirito. Ora che la verità è venuta a galla la comunità religiosa, fondata da Padre Cavalli, allievo di Padre Pio da Pietralcina, è sotto choc. Alcuni aderenti intervistati dalla stampa locale hanno raccontato di non essersi mai accorti di niente e di non aver notato niente di strano.

Le indagini sono scaturite dalla denuncia di una madre

Le forze dell'ordine hanno iniziato ad indagare sul gruppo religioso a seguito della denuncia della madre di una ragazzina 15enne, che aveva scoperto delle chat dove la figlia descriveva gli abusi subiti.

Gli investigatori si sono trovati davanti ad una setta organizzata in modo rigidamente gerarchico, dove le ragazzine minorenni venivano affidate alle "cure" del santone Capuana, che riusciva persino ad influenzare alcune madri facendo in modo che queste le affidassero le proprie figlie. Grazie ad una complessa operazione composta da intercettazioni e appostamenti i poliziotti della Postale hanno acquisito le prove che hanno portato alla grave accusa di “associazione per delinquere finalizzata alla violenza sessuale aggravata”.

Le vittime dovevano dichiarare il loro amore per il santone

Le ragazzine vittime degli abusi venivano costrette a sottoscrivere dichiarazioni di amore nei confronti del Capuana, nelle quali affermavano di essere consenzienti ai rapporti sessuali. Il sodalizio criminale aveva organizzato un complesso sistema per circuire le vittime, che quando osavano rifiutarsi di sottostare alle richieste venivano accusate di essere prive di fede e persino multate, estorcendo loro denaro.

Era compito delle tre donne arrestate convincere le ragazzine a concedersi al Capuana, persuadendole che non si trattava di atti sessuali ma di atti di amore voluti dall'alto. Le sacerdotesse inoltre si occupavano di accudire il Capuana ed a loro volta esaudivano le sue richieste intime, talvolta anche in gruppo.