Il memorandum d'intesa presentato alla fine di luglio al Viminale dal Governo italiano continua a sortire effetti, ad ormai due settimane dall'apposizione delle prime firme: dopo l'adesione incondizionata della ong spagnola "Proactiva Open Arms" e la francese "Sos Méditerranée", contitolare della nave "Aquarius" con Msf, il colosso umanitario dichiara di voler ritirare la propria collaborazione nel salvataggio dei migranti, e sembra che anche Save The Children stia valutando la stessa opzione.

Nuove notizie giungono, intanto, dalle aule della Procura di Trapani: i comandanti della nave "Iuventa" sono stati formalmente iscritti nel registro degli indagati per traffico di esseri umani e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Nel frattempo, l'inviato del "Corriere della Sera" Lorenzo Cremonesi, ha raccolto alcune dichiarazioni del generale libico Khalifa Haftar durante i colloqui svoltisi in questi giorni ad Amman (Giordania) tra le forze operanti in libia e le controparti europee. Di seguito sono riportate, brevemente, le spiegazioni fornite dal capo delle Forze Armate operanti in Cirenaica, relativamente alle parole di fuoco indirizzate all'Italia nei giorni passati.

Medici Senza Frontiere rinuncia. Indagati membri di Jugend Rettet

La notizia che ha destato maggiore sorpresa, nella giornata di ieri, è stata senz'altro il ritiro, con conseguente abbandono del patto del Viminale, di Msf e della nave "Prudence", facente parte della flotta dell'organizzazione non lucrativa d'Oltralpe, a seguito - dichiarano i responsabili della stessa - della decisione del Governo di Tripoli di impedire le operazioni di ricerca e soccorso dei richiedenti asilo entro le 97 miglia nautiche (corrispondenti a circa 180 km) dalle coste libiche.

La stessa preoccupazione è stata espressa da un'altra grande voce dissenziente, Save The Children, la quale ha confermato l'intenzione di ritirare il proprio appoggio, qualora le condizioni per l'operato delle Ong nel Mediterraneo dovessero diventare troppo difficoltose e insicure per gli operatori. A queste parole si è unito lo sdegno espresso dal responsabile di Msf per i soccorsi in mare, Brice de le Vigne, per "le costrizioni imposte al trasporto sicuro dei rifugiati dai governi europei ed africani".

Si distacca dal coro delle proteste l'altra Ong francese, "Sos Méditerranée", che ha comunque ottenuto parole di solidarietà e aiuto da Msf.

Intanto il lavoro degli inquirenti continua senza sosta: l'apertura delle indagini a carico di due comandanti della nave di Jugend Rettet, secondo la Procura della Repubblica di Trapani, sarebbe un atto dovuto, nonché una garanzia per far luce sugli scambi di passeggeri coordinati tra i gommoni degli scafisti e le imbarcazioni delle organizzazioni umanitarie, nei pressi delle coste libiche.

Il Generale Haftar: nessuno scontro, ma teniamo alla nostra sovranità

Mentre in Italia giungono queste ultime notizie, nella capitale giordana si tengono colloqui tra le nazioni interessate agli sviluppi della situazione libica. La parte forte dei negoziati è rappresentata dal generale della zona orientale del paese, forte dell'appoggio dell'esercito riconosciuto da Usa e Russia, e del controllo dei due terzi dell'intera nazione.

Nell'intervista rilasciata al "Corriere della Sera, il capo delle milizie di Tobruk smorza gli iniziali toni belligeranti e conferma i buoni rapporti con tutte le parti in causa, "purché l'indipendenza e la sovranità della Libia vengano rispettate". Lo stesso comandante, inoltre, conferma le buone relazioni con Putin e Saïf al-Islam, figlio di Gheddafi, pur senza enfatizzarle.

Haftar dimostra di puntare più alla sostanza che alla diplomazia, sottolineando l'appoggio ricevuto dai sostenitori del deposto Rais, e la necessità di un intervento congiunto per reprimere il flusso dei fuggitivi dal confine meridionale del paese: questa disinvoltura si nota particolarmente nella ripetuta richiesta di fondi agli alleati.

Il generale si giustifica così: "con un minimo sforzo da parte di tutti i paesi europei, la richiesta di 20 miliardi di euro sarebbe irrisoria, soprattutto se paragonata ai 6 miliardi regalati al Capo di Stato turco Erdoğan".