Si chiama Mohamed Salih, un nome simile a tanti altri, probabilmente falso, l’ennesimo migrante aggressivo e alterato da alcol e/o droga che ha cercato di uccidere un vigile a Firenze. È successo ieri alle otto del mattino nella zona Campo di Marte di Firenze, per la strada, in mezzo alla gente, a pochi giorni di distanza dall’autista quasi ammazzato a coltellate dal migrante africano trovato senza biglietto a Siena.

La tensione contro i migranti è arrivata alle stelle

Purtroppo si contano tutti i giorni episodi di violenza da parte dei migranti e la popolazione è arrivata al limite della sopportazione.

L’ultimo ieri mattina, da parte del diciottenne sudanese Mohamed Salih che ha sparato quattro colpi che solo per la prontezza dell’agente sono finiti sull’asfalto piuttosto che sulla sua testa. Il vigile è riuscito a spostare il braccio dell’africano fuori controllo, tuttavia durante la colluttazione ha riportato diverse ferite ed è ricoverato in ospedale insieme a una collega. Il migrante è già noto alle forze dell’ordine, non ha permesso di soggiorno ed è senza fissa dimora.

Migranti senza identità e con i polpastrelli abrasi

I migranti senza fissa dimora né permesso di soggiorno sono come dei fantasmi ed è molto difficile mandarli via dall’Italia. Non hanno documenti e si corrodono la pelle per cancellare le impronte digitali.

Secondo il sindacato di polizia Siulp, i migranti irregolari sono quelli che non si vedono riconosciuto il diritto di rifugiato politico o di richiedente asilo e andrebbero espulsi, ma non è possibile perché non sono identificabili in alcun modo. Quando sbarcano in Italia senza documenti e vengono identificati, bisogna credere loro sulla parola riguardo l’età, la provenienza e il nome e spesso mentono.

Anche quando hanno le impronte digitali e si può risalire a loro perché sono archiviate dalle forze dell’ordine, è facile che abbiano decine di identità diverse. Per poterli espellere è indispensabile che abbiano un documento di identità oppure un salvacondotto per poterli rispedire in patria, perché senza nessun documento le compagnie di trasporti non accettano passeggeri.

Il salvacondotto deve essere rilasciato dal Consolato del paese di origine, ma molto spesso questo non lo riconosce come proprio cittadino e quindi non rilascia il documento. Può succedere anche che rilasci il salvacondotto, ma una volta che il migrante è tornato in patria la polizia locale non lo riconosce e lo rispedisce in Italia.