Non ci sarà alcun procedimento giudiziario nei confronti dell'ex premier britannico Tony Blair. L'Alta Corte di Londra chiude in questo modo una pagina poco edificante della storia recente del Regno Unito che vede direttamente coinvolto il leader laburista, primo ministro britannico per un decennio dal 1997 al 2007. Tutto scaturisce dal Rapporto Chilcot i cui risultati furono illustrati alla stampa nell'estate dell'anno scorso. Sir John Chilcot, presidente della commissione d'inchiesta in merito alla partecipazione della Gran Bretegna alla Guerra d'Iraq del 2003, ha inchiodato a precise responsabilità l'allora governo londinese, oltre all'amministrazione statunitense di George W.

Bush. La seconda guerra contro il regime di Saddam Hussein non ha avuto alcuna motivazione legale e nessuna giustificazione, se non quella di deporre un governo scomodo, violando la sovranità nazionale irachena. Il lavoro della commissione è durato sette anni, nel corso dei quali sono stati esaminati migliaia di documenti e sentiti oltre un centinaio di testimonianze. Ma per la magistratura britannica non ci sono motivazioni per sottoporre Blair ad un processo.

La richiesta di un generale iracheno in congedo

La richiesta di portare alla sbarra l'ex premier con l'accusa di crimini di guerra è partita da Abdulwaheed al-Rabbat, generale iracheno oggi in congedo. L'ufficiale ha puntato il dito anche contro Jack Straw che all'epoca della guerra in Iraq era segretario agli affari esteri.

L'accusa è sostenuta dalla presunta presenza di armi di distruzione di massa in possesso del regime iracheno che, in realtà, non sono mai state trovate. Fu il pretesto che scatenò le operazioni militari. Il Rapporto Chilcot ha evidenziato gravi errori di valutazione e 'leggerezze' del governo Blair, ma per l'Alta Corte di Londra non sono sufficienti a giustificare un procedimento penale. Nella stessa direzione si era mosso lo scorso anno il giudice distrettuale del Tribunale di Westminster.