È di stamane la notizia scioccante resa nota dall’Oim l’agenzia dell’ONU per le migrazioni, del rinvenimento da parte del personale della stessa di 29 corpi sulla spiaggia della regione della Shabwa nello Yemen meridionale.

L’International Organization for Migration ha reso noto che un trafficante di esseri umani – secondo quanto riportato dall’ANSA – avrebbe costretto all’incirca 120 migranti provenienti dal Corno d’Africa a gettarsi in mare alla vista delle coste yemenite.

Al momento si è al corrente di 27 sopravvissuti, di altrettanti morti e di circa una ventina di migranti dispersi.

Un’ulteriore tragedia quella accaduta nello stretto braccio di mare che divide la Penisola Arabica ed il Corno d’Africa, che si va ad unire a quelle, ahinoi, ben note a cavallo tra la Libia e la Sicilia.

L'Africa intera sta vivendo un vero e proprio spopolamento a causa di numerose problematiche. La situazione è particolarmente delicata nel Corno d’Africa ed in modo sepcifico: Eritrea e Somalia sono oramai da anni paesi da cui si scappa principalmente per regioni legate non solo alle difficoltà economiche, ma soprattutto per sfuggire a dittature atroci che privano le proprie popolazioni di qualsiasi tipo di libertà.

Eritrea

Nell'ex colonia italiana, la dittatura del generale Isaias Afewerki, che perdura dal 1993, risulta essere tra le più spietate al mondo.

L’ONU ha varie volte condannato Asmara per le torture inflitte al popolo tigrino e per la costante e reiterata violazione dei diritti umani. Paese dal quale scappare dal servizio militare forzato è un vero e proprio atto per salvare la propria vita

Somalia

Nel paese più a oriente d'Africa la situazione non è di certo migliore, lo stato è oramai in preda al caos dal 1991; dal momento in cui cadde il regime dittatoriale di Syiaad Barre.

La Somalia è ad oggi definito uno stato polveriera dai mass media di tutto il mondo o anche in gergo tecnico internazionalista un failed state - status che condivide con molti stati dell'Africa subsahariana e del vicino oriente; difatti Mogadiscio non riesce a "trovare pace" oramai da più di un quarto di secolo e a peggiorare la situazione si aggiungono gli estremisti islamici di Al Shabaab che oramai da più di un decennio sono presenti sul territorio nazionale somalo.

Il gruppo paramilitare gihadista di stampo sunnita è nato nel 2006, godendo del supporto di numerosi governi esteri, nonché riconosciuta come cellula somala attiva di Al Qaeda dal 2012.