Solo uno o due bambini all'anno su un totale di circa 300 mila abitanti. Questa è la casistica della Sindrome di Down in islanda.

Sembrerebbe che la piccola isola atlantica abbia maturato una sorta di cambiamento genetico che a priori escluderebbe la Trisomia 21.

Si tratta invece di una scelta personale e condivisa dalla quasi totalità della popolazione di ricorrere, nelle prime settimane di gestazione, agli screening prenatali e in caso di alta probabilità di Sindrome di Down di preferire l'interruzione di gravidanza.

Secondo la Landspitali University Hospital di Reykjavik l'utilizzo di questi esami coinvolge dall'85 al 90 per cento delle gestanti islandesi che scelgono, dal l'inizio del 2000, di sottoporsi ad esami in grado di scoprire questa anomalia genetica.

Cos'è la Trisomia 21

la Sindrome di Down o Trisomia 21 è una anomalia genetica causata dalla presenza di un cromosoma 21 in più nel corredo genetico personale. È la prima causa di ritardo mentale e diversi studi hanno messo in correlazione l'avanzata età della madre con la sua comparsa.

Gli esami

Va precisato però che se i test più invasivi come la villocentesi e l'amniocentesi sono in grado di dare una risposta certa, gli esami cosiddetti di screening riescono a dare solo una percentuale di possibilità.

Questa spesso è calcolata in base a parametri fissi come l'età della futura mamma, sicuramente un fattore di rischio, ma che potrebbe in ultima analisi falsare i risultati dando falsi positivi.

Esiste poi il NIPT (Non Invasive Prenatal Test) che con un semplice prelievo di sangue permette di analizzare un frammento di DNA placentare.

Con una affidabilità del 99 per cento è sicuramente uno dei test preferiti per il rapporto rischio beneficio.

Disponibile anche in Italia ma solo in via privata, il suo costo può sfiorare i 900 euro.

Le polemiche

Da questo studio, messo in luce da un servizio della CBS, sono naturalmente sorte voci polemiche sulla eticità della procedura, con articoli anche molto duri e aggressivi che parlano di eugenetica e di aborto selettivo.

Il tutto avvalorato dalla possibilità che lo stato islandese offre alle gestanti di abortire anche oltre la sedicesima settimana, se in presenza di un esame positivo a varie sindromi compresa quella di Down.

Non solo l'Islanda

Non è comunque islandese il più alto tasso di interruzioni di gravidanza per questo motivo.

Secondo recenti dati si parte dal 67 per cento degli Stati Uniti fino al 77 per cento della Francia, al 90 per cento del Regno Unito, per arrivare addirittura al 98 per cento in Danimarca.

Lo screening, spiegano dal centro ospedaliero islandese, ha lo scopo di informare i futuri genitori, lasciandoli liberi e consapevoli di esercitare le loro scelte.