'No en el meu nom’, 'Non in mio nome'. Con questo cartello, la comunità islamica di Ripoll si è mobilitata sabato. O meglio, l'hanno fatto madri e familiari dei jhadisti, terroristi giovanissimi, responsabili degli attacchi di Barcellona e di Cambrils, di origine marocchina, che erano quasi tutti residenti nella cittadina catalana. Le donne hanno osservato un minuto di silenzio in memoria delle vittime e hanno sostato davanti al municipio per condannare i loro figli e ciò che hanno fatto. Non si spiegano quanto è accaduto. Raccontano una quotidianità di ragazzi 'normali'.

Manipolati dall'imam

Sono stati manipolati, sostengono. A farlo sarebbe stato l'imam della cittadina, il 40 enne Abdelbaki Es Satty, che la polizia sospetta sia stato l'indottrinatore che li ha radicalizzati in fretta e in maniera atipica. E di Ripoll è anche il ricercato numero uno ora, Younes Abuyakoub, 22 anni, il killer della rambla, l'unico 'baby' terrorista ancora in fuga visto che gli altri o sono stati uccisi o arrestati. Di lui, il quotidiano El Pais ha diffuso l'immagine mentre cammina dopo la strage di Barcellona come se niente fosse.

'Costituisciti', l'appello della madre di Younes

Ripoll è un paese della Catalogna che sarebbe rimasto ignoto all'opinione pubblica se non fosse che la maggior parte dei giovanissimi componenti della cellula terroristica, tutti senza precedenti, provenivano da qui.

Sulla piazza del Comune una quarantina di persone sabato hanno condannato fermamente gli attacchi terroristici di Barcellona e Cambrils, dopo che ci sono stati lanci di petardi e scritte sulle pareti delle moschee di Granada, Siviglia e Logrono. Hannou Ghanimi, la mamma di Younes Aboyaaqoub, l'autista del furgone che a Barcellona ha ucciso 15 persone e ne ha ferite 160 in pochi minuti, che sarebbe fuggito in Francia, mentre suo fratello minore Houssaine, è morto ucciso dai poliziotti a Cambrils, lo ha invitato a costituirsi.

Hannou, in abiti sauditi, non parlava spagnolo, ma solo arabo, e una cugina ha tradotto quel che diceva. "Deve recarsi in commissariato, preferisco vada in prigione piuttosto che sia morto. Non voglio che uccida ancora. L'Islam non significa uccidere persone, l'Islam è pace e amore". Le donne distrutte dal dolore, tra pianti e urla, dicevano di non riuscire a spiegarsi come è stato possibile che i loro figli o cugini, abbiano potuto compiere un atto tanto atroce.

'Erano ragazzi normali'

C'era anche Halima, madre di Mohamed e di Omar Hychami, entrambi uccisi dalla polizia a Cambrils, parlava spagnolo ma indossava abiti musulmani e la testa era coperta da un velo. Mohamed le aveva detto che era al mare e che ci sarebbe rimasto fino al 27 agosto, la chiamava spesso. Però invece poi i suoi figli sono tornati prima, ma niente faceva trapelare cosa sarebbe accaduto.

Erano rilassati nel ricordo di Halima, ridevano e scherzavano. Racconta che giovedì, il giorno dell'atroce attentato, suo figlio Omar ha dormito fino all'una perché la notte prima era rientrato alle 4. Poi ricorda di avergli chiesto di ricaricarle il cellulare e l'ha fatto. Le ha detto che non avrebbe pranzato e sarebbe uscito. Quando l'ha chiamato, non ha risposto. "Erano ragazzi normali", ha detto. Si prendevano cura di lei, le prenotavano il volo aereo quando partiva, lavoravano tutti e due, non rubavano, non avevano problemi con lei né con nessuno. E il padre: "Non so che cosa gli hanno messo in testa ai miei figli, erano bravi ragazzi". Questi ragazzi 'normali' avevano un arsenale di 120 bombole di gas, progettavano un attentato memorabile, magari fare saltare in aria la Sagrada Familia e a causa dell'imperizia hanno dovuto ripiegare sul "semplice" assalto con furgone.