Probabilmente è una strategia ben collaudata da Washington, ma quando la tensione è al culmine l'America adotta una politica piuttosto conciliante; quasi a voler dimostrare che un 'apertura è possibile, e che i cattivi non sono di certo loro. Dichiarano di non volersi liberare a tutti i costi dal dittatore nordcoreano Kim Jong un, ma, allo stesso tempo, tengono in considerazione "ogni tipo di risoluzione" a quello che ancora oggi è un problema irrisolto, ovvero l'escalation di Pyongyang. Così, dopo il lancio dell'ultimo Icbm, l'America mostra di nuovo la carota al posto del bastone, nonostante i nordcoreani abbiano dimostrato di avere tutti i mezzi per poter "colpire il cuore degli Stati Uniti".

L'America 'conciliante'?

A mostrare il lato morbido di Washington ci pensa il segretario di Stato Rex Tillerson, il quale dichiara in conferenza stampa che "tutti gli sforzi dell'America sono protesi alla ricerca di una serenità e di una risoluzione pacifica". "Stiamo cercando di convincere la Corea del Nord che non siamo i loro nemici", dichiara, ma in un secondo momento specifica che "gli USA non sono una minaccia per la nordcorea, ma Pyongyang rappresenta un pericolo autentico per l'America e se continueranno così, Washington si troverà costretta a reagire".

Di tutt'altro avviso, invece, le ultime dichiarazioni della Casa Bianca, che a differenza di Tillerson mostra di nuovo i muscoli, lasciando filtrare quanto dichiarato nelle ultime ore dal presidente Donald Trump, che a quanto sembra sarebbe più che mai "disposto a distruggere non solo il programma nucleare della nordcorea, ma ad eliminare la Corea del Nord stessa con l'utilizzo di qualsiasi mezzo lecito".

Washington: tutte le ipotesi 'restano sulla tavola'

Dichiarazioni alle quali hanno subito fatto seguito quelle della portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, la quale non ha di certo nascosto che il presidente Trump è stato piuttosto schietto riguardo il problema Corea del Nord. La stessa ha inoltre aggiunto che "Washington starebbe facendo le sue valutazioni", e che inoltre "tutte le ipotesi restano sulla tavola", come espresso già molte volte, ma l'America "non comunicherà le sue mosse prima di averle messe in atto".

Per adesso, l'unica mossa di Washington è stata quella delle esercitazioni congiunte con la Corea del Sud, la quale dopo il test di venerdì di Pyogyang, ha chiesto il dispiegamento del Thaad in tutta la sua potenza di fuoco.

Cittadini americani 'fuori dalla Corea del Nord'

Washington che tuttavia, per questioni di sicurezza, decide che tutti i cittadini americani dovranno lasciare la Corea del Nord entro il primo settembre, come si legge nella recente dichiarazioni del Dipartimento di stato Usa.

Situazione di estrema allerta, dunque, che segue l'iniziativa precedente, per cui Washington aveva vietato ai cittadini americani di entrare in nordcorea, rischiando "arresti e anche detenzione prolungata". Nelle dichiarazioni è specificato, pertanto, che i passaporti americani non saranno più validi per entrare in Corea del Nord, e che tale divieto potrebbe durare un anno o forse anche di più. Tutto ciò, a fronte della morte dello studente Otto Warmbier, detenuto in nordcorea per 17 mesi e morto in Usa, dove è ritornato in condizioni gravissime.