Dopo l'attentato terroristico di Barcellona del 17 agosto, si moltiplicano le inchieste giornalistiche sul tema. Particolarmente interessante è un servizio esclusivo trasmesso nel programma TV "In Onda" su La7 del 19 agosto: la trasmissione di Luca Telese e David Parenzo ha infatti inviato il giornalista Giuseppe Borello nel quartiere di Centocelle a Roma per sentire che cosa ne pensano alcuni ragazzi marocchini dell'attentato di Barcellona. Dopo aver intervistato diversi giovani che hanno preso totalmente le distanze da quanto avvenuto in Spagna, il cronista si è imbattuto in un giovane che ha fatto delle dichiarazioni molto forti, affermando di essere stato avvicinato dall'ISIS e raccontando come avviene il reclutamento.

Ecco che cosa ha detto.

'Vi racconto quanto paga l'ISIS e come si viene arruolati'

Il giovane di origine maghrebina, rimasto ovviamente anonimo e intervistato di spalle e col volto oscurato per ragioni di sicurezza, ha detto: "Io ho incontrato queste persone in Libia. Loro sono venute da me, ma io avevo un lavoro e stavo bene: non avevo bisogno del loro denaro. Loro ti avvicinano e ti chiedono se hai bisogno di soldi o di qualcosa: ti mostrano le banconote, ti fanno vedere come si godono la vita mostrando dei video anche su Internet per farti vedere che chi va con l'ISIS in Siria o in Iraq sta bene. Ti dicono di parlare con questi giovani e se li chiami, questi riferiscono di bere whisky, fumare hashish e di riuscire a inviare molti soldi ai genitori"

Alla domanda su quanto paga l'ISIS, il giovane ha detto: "Puoi fare la scorta a un generale per 500 euro al giorno, puoi andare a combattere per 10.000 euro oppure fare il kamikaze per 50.000 euro: li danno alla famiglia prima che ti faccia saltare in aria.

Le persone che non hanno nulla ci cascano". Prima di aggiungere: "Possono colpire ovunque, in Marocco, in Algeria e in Europa come successo a Barcellona. L'arruolamento non avviene soltanto su Internet ma anche per strada, come succede in Libia o in Tunisia".

Infine il giovane ha raccontato: "A un mio amico in Libia hanno dato un sacco di soldi ed è andato in Siria, poi è tornato in Libia dove ha fatto attentati contro la polizia e poi in Marocco.

Adesso non so che fine abbia fatto, potrebbe essere ovunque".

Al termine di questa intervista, il conduttore Luca Telese ha precisato che l'obiettivo di tale servizio non è quello di lasciar intendere che gli attentati avvengano solo per soldi, ma che dentro una dinamica di fondamentalismo islamico radicalizzato se c'è anche la garanzia di un'assistenza economica alla famiglia ci sono persone che vanno a combattere la Jihad molto più volentieri. Inutile dire che tale servizio ha avuto molte reazioni sui social network da parte dei telespettatori e non solo.