Le notizie dal mondo non cessano di destare scalpore, in uno scenario estivo già provato dall'emergenza clandestini e dagli incendi: dal Venezuela giungono infatti notizie poco confortanti.

Domenica mattina un reparto dell'esercito ha tentato di attaccare la 41esima Brigata meccanizzata nella città di Valencia, a nord -ovest della capitale Caracas.

Golpe fallito represso nel sangue

L'ex capitano della Guardia Nazionale Juan Caguaripano, autoproclamatosi comandante dell'operazione Carabobo, ha inviato un messaggio nel quale ha dichiarato di riconoscere la sola Assemblea Nazionale (l'organo legislativo dello Stato controllato dall'opposizione anti -chavista), auspicando il ripristino della situazione di piena legittimità precedente alla convocazione della Constituyente da parte di Maduro.

La reazione delle forze di polizia militare non si è fatta attendere: il Fuerte Paramacay è stato espugnato al termine di un assedio prolungato, al termine del quale dieci persone delle venti coinvolte nel golpe sono state tratte in arresto, mentre due uomini sono rimasti uccisi in uno scontro a fuoco. Una ulteriore vittima sarebbe stata rinvenuta nei pressi del forte: si tratterebbe di Carlos Riva, dirigente del partito d'opposizione Avanzada Progresista, sebbene ancora non sia chiaro il coinvolgimento di quest'ultimo nel tentativo di coup orchestrato dai ribelli.

Un precedente tentativo da parte di del Capitano: reazioni del Governo venezuelano

L'ex comandante, espulso dalle forze armate del paese nel 2014 e da allora latitante per aver pubblicamente dichiarato il suo dissenso nei confronti del regime di Caracas, aveva già provato altre volte a sovvertire l'ordinamento del paese: l'ultimo tentativo era stato a fine Giugno, quando nel centro della capitale vennero assaltate le sedi di alcuni palazzi governativi; neanche in quei casi, chiaramente, la ribellione aveva avuto buon esito né, secondo il Governo, aveva raccolto grandi favori tra la popolazione.

L'Esecutivo, infatti, dichiara di aver il pieno sostegno nella stragrande maggioranza del paese, e non perde l'occasione di riconfermare la legittimità di quanto operato dal partito bolivarista. Il deputato, combattente affianco al defunto Presidente Chávez, Diosdado Cabello ha condannato l'insurrezione definendola "un atto terroristico", seguito dal comandante generale dell'esercito, Jesus Suárez Chourio.

Col pieno appoggio accordato dai militari (molti dei suoi ministri provengono dalle fila della forze armate) e dalla popolazione civile, il Presidente Maduro prova al mondo la solidità del suo potere.