Il programma Daca, "Deferred Action for Childhood Arrivals", è stato varato allo scopo di tutelare i minori introdotti illegalmente nel territorio americano, offrendo loro un permesso di soggiorno rinnovabile della durata di due anni e la garanzia di un permesso di lavoro. Si tratta di un provvedimento sull'immigrazione introdotto dall'amministrazione Obama nel 2012. È stato lanciato nel momento in cui ci si è resi conto che, di fatto, molti di quei giovani sono cresciuti negli Stati Uniti, e anche e soprattutto per premiare coloro che hanno sempre mantenuto una buona condotta.

Tutto questo, al fine di rimuovere gli sforzi dedicati al fenomeno migratorio di "bassa priorità", e per permettere alle autorità competenti di concentrarsi su questioni di maggiore rilievo. L'amministrazione Obama ha anche tentato di estendere il provvedimento ai familiari dei minori, ma il suo tentativo è stato bloccato dall'intervento dei senatori repubblicani.

Cosa comporta l'abrogazione del provvedimento

Il programma è stato ufficialmente abrogato nel settembre 2017, ma l'applicazione del veto non avverrà prima di sei mesi, durante i quali il Congresso sarà chiamato a trovare una soluzione per i soggetti beneficiari del provvedimento. Attualmente sarebbero circa 800.000 i giovani a rischio di abbandonare il territorio statunitense.

"Il mio permesso di lavoro scade a settembre, così ho solo un mese di tempo", ha dichiarato un trentenne "dreamer", che poi ha aggiunto: "dovrò lavorare il più possibile per mettere da parte quanti più soldi riesco a guadagnare".

Zuckerberg: "crudeltà, giornata triste per l'America"

Gli attivisti hanno subito reagito con manifestazioni di protesta a Washington, Denver e New York, forti anche dell'appoggio ottenuto dalle maggiori aziende della Silicon Valley.

Microsoft ha dichiarato che garantirà supporto legale a tutti gli impiegati che saranno costretti a lasciare gli Usa, affermando che se Trump vorrà espellere un loro impiegato, dovrà prima vedersela con loro. Tim Cook, chief executive, di Apple, ha twittato in supporto di coloro il cui futuro è incerto, dichiarando che la sua società si batterà affinché costoro vengano trattati come cittadini americani.

In un'ulteriore email interna, ha espresso il proprio sconcerto per il provvedimento, definendolo un passo indietro per l'intera nazione.

Mark Zuckerberg, invece, ha invitato gli utenti del suo social network ad intervenire personalmente, contattando e scrivendo direttamente ai membri del Congresso per chiedere una soluzione per coloro che rischiano di rimanere vittime del provvedimento.