Il documento è datato 28 marzo 1998: una lettera contenente il rendiconto delle spese "... sostenute dallo Stato Città del vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi", come recita l'oggetto della missiva indirizzata a due alte autorità dell'epoca, gli arcivescovi Giovanni Battista Re e Jean Luis Tauran. Quale ruolo ricoprivano costoro all'epoca? Il primo era sostituto agli affari generali della Segreteria di Stato, mentre il secondo aveva l'alto incarico dei rapporti tra il Vaticano e gli altri Stati, una sorta di consigliere del Pontefice per gli affari esteri.

Siamo ai vertici della Curia vaticana.

Emanuela Orlandi in Inghilterra fino al 1997

La lettera ed il rendiconto allegato risultano molto scabri, dei classici documenti di emanazione burocratica nei quali il cardinale Antonetti, all'epoca al vertice dell'APSA - Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica - trasmette i dati salienti della gestione economica del "caso Orlandi" fornendo il dettaglio delle spese sostenute a partire dal gennaio 1983 fino al mese di luglio del 1997. Totale: 481.900.000 di lire. Quasi mezzo miliardo, una cifra ragguardevole per l'epoca. Le spese fanno riferimento a presunti trasferimenti e permanenze a Londra ed in altre località non meglio riferite ed anche a ricoveri presso cliniche londinesi.

In questo contesto spicca l'attività di un medico, la dottoressa Regan, specialista in ostetricia e ginecologia. Considerando le ipotesi sulla vicenda, si tratta di un elemento inquietante.

Anche il medico di Papa Wojtyla si occupò di Emanuela Orlandi

Dalla nota si evince che il dottor Renato Buzzonetti, medico di Giovanni Paolo II, si sarebbe recato, assieme a Camillo Cibin, allora capo della Gendarmeria vaticana - peraltro citato anche in un'altra nota sempre per spese di trasferta e permanenza a Londra - a fare visita alla stessa Orlandi (questo si desume) presso un fantomatico "luogo" 21.

Depistaggi, gestione stampa e analisi fonografiche: attività da "intelligence"

Le spese risultano ingenti e riguardano anche aspetti tipici delle attività di intelligence oltre a quanto attiene un'accorta politica di comunicazione strategica sulle notizie di stampa. E ancora: spese per fonti investigative, attività di depistaggio, acquisizione di nastri registrati, costi per indagini riservate (che sarebbero state condotte dall'allora Segretario di Stato Cardinale Casaroli) ed altre spese molto elevate riferibili ad un altro pezzo da novanta del Vaticano, il cardinale Ugo Poletti, che fu presidente delle CEI: si tratta dello stesso alto prelato che autorizzò la sepoltura nella basilica di Sant'Apollinare di Renato De Pedis, capo della famigerata banda della Magliana, il criminale a lungo ritenuto artefice, probabilmente su commissione, del rapimento di Emanuela Orlandi.

Riferimenti precisi eppure incompleti

Il rendiconto non ha una firma. Questo particolare verrebbe spiegato nella lettera dalla necessità di non protocollare ufficialmente il documento "come da richiesta". D'altra parte, vengono indicate alcune località, nomi, circostanze, tutte verificabili: se si trattasse di un documento falso sarebbero troppi gli elementi utili a smentirne facilmente la veridicità. Inoltre, nella lettera di trasmissione si fa riferimento ad un ulteriore allegato costituito da 197 pagine. Come dire: c'è ancora molto altro da leggere.

L'inquietante conclusione: Emanuela Orlandi morta nel 1997?

L'ultima voce di spesa del rendiconto è da brividi: "Attività generale e trasferimento presso Stato Città del Vaticano, con relativo disbrigo pratiche finali per 21.000.000 di lire".

Il riferimento temporale è a 1997. Cosa è accaduto per mettere fine al dossier Orlandi ed arrestare il continuo flusso di denaro dalle casse vaticane in ordine alla scabrosa vicenda? Dal Vaticano, il portavoce Greg Burke ha commentato: "Documentazione falsa e ridicola". Troppo poco per fugare i troppi dubbi.