Giovedì scorso gli uomini della Polizia locale romana hanno fatto visita al campo nomadi di Castel Romano, con lo scopo di controllare e censire le condizioni della struttura, dei nuclei abitativi e dei residenti. Rispetto alla precedente ispezione - avvenuta di recente - hanno rilevato come quindici moduli abitativi siano stati devastati o bruciati. Inoltre la municipale ha posto sotto sequestro un'automobile presente nel campo che risultava sprovvista di regolare revisione periodica e di una polizza assicurativa vigente. Gli stessi residenti hanno poi richiamato l'attenzione degli agenti sulle precarie condizioni igienico-sanitarie del campo, peggiorate dopo la sospensione della fornitura idrica, che avrebbe - a loro detta - provocato un'epidemia di scabbia.

Hanno mostrato i corpi dei loro bambini con le piaghe della malattia.

Ispezione senza incidenti

Gli equipaggi della polizia locale, guidati dal Vice Comandante Lorenzo Botta, dopo le precedenti aggressioni verificatesi nel campo sono intervenuti indossando i giubbetti antiproiettile, anche se fortunatamente in questa circostaanza i controlli sono stati effettuati senza che si verificassero problemi. Una decisione, quella di fornire i dispositivi di protezione, che è piaciuta al sindacato Ugl che ha espresso apprezzamento nei confronti di Botta.

Emergenza sanitaria nel campo

I residenti del campo, per bocca dell'Associazione Nazione Rom già all'inizio di settembre, avevano denunciato per l'ennesima volta le pessime condizioni in cui versa il campo, dove vivono centinaia di famiglie e numerosi minori.

Manca l'acqua corrente e all'interno dell'area proliferano topi e scarafaggi. Inoltre alcune aree del campo sono contaminate. Scabbia, rogna e altre malattie infettive sono molto diffuse tra i residenti dell'area e, ad essere maggiormente esposti, sono i bambini, molti dei quali presentano piaghe sul corpo. Tra chi abita nel campo di Castel Romano inoltre viene segnalato un incremento dei morti per tumore.

Per questi motivi l'Associazione dei Rom aveva richiesto lo sgombero del campo per salvaguardare le famiglie che ci vivono.

Quella dei primi di settembre è l'ultima di numerose segnalazioni in questa direzione. A giugno una donna di etnia Rom, figlia di un partigiano, aveva denunciato le disastrose condizioni del campo ai microfoni di "Quinta Colonna", indicando la presenza di topi ed altri parassiti e lamentando la cattiva gestione da parte del Comune di Roma dei 3,8 milioni di euro ricevuti dall'Unione Europea per promuovere l'inclusione sociale dei Rom. Ma, evidentemente, da giugno ad oggi nulla è cambiato.