Il codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione è stato approvato a Montecitorio dall'Aula della Camera, con 259 voti a favore, 107 contrari (M5S, Forza d'Italia e Fratelli d'Italia) e 28 astenuti (Lega e Direzione Italia). La nuova normativa fa particolare riferimento al sequestro dei beni, a parentopoli nell'alveo politico e giudiziario e i possibili destinatari su cui possono essere applicate le misure di prevenzione sia di natura personale che di natura patrimoniale. Vengono coinvolti, fra questi ultimi, stalker, corrotti e terroristi; un punto, questo, che suscita il dissenso di molti.

Le opinioni

La nuova legge soddisfa, in primis, il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, e - a seguire - il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che si dichiara altrettanto soddisfatto per una siffatta svolta che rappresenta il presupposto principale per combattere la mafia e, in definitiva, la criminalità organizzata con più strumenti e trasparenza.

Anche i sindacati e le associazioni sono favorevoli al nuovo codice antimafia, ritenendolo un atto di responsabilità importante, volto a garantire un più alto livello di sicurezza dei cittadini. La mafia e la corruzione sono, infatti, fenomeni che hanno minato e continuano a minare la democrazia e, soprattutto, impediscono lo sviluppo economico e sociale del Belpaese.

Renato Brunetta (FI) grida la sua opposizione, in quanto - sottolinea il politico - il nuovo codice agisce soltanto sul piano penale senza operare una suddivisione delle diverse tipologie di reato. Reati che, peraltro, non hanno nulla a che vedere con l'ambiente mafioso e corrotto.

Altrettanto, il Movimento Cinque Stelle si scaglia contro tale codice, il quale è un compromesso al ribasso.

Prima della legge

Nel mese di novembre 2015, il testo aveva ottenuto il primo via libera dalla Camera, poi era stato bocciato nella lettura del 6 luglio scorso al Senato, e, infine, in terza lettura alla Camera - senza apportare modifiche - ha proseguito il suo iter, diventando legge.

Quali sono i punti della riforma?

Innanzitutto, le misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale si estendono a quanti sono indiziati di terrorismo e di aver assistito i latitanti di associazioni a delinquere.

Si estende, altresì, a chi commette reati contro la pubblica amministrazione, fra cui peculato, corruzione propria e impropria, oltre che in atti giudiziari, e concussione, e coloro che sono indiziati di stalking.

In secondo luogo, la polizia giudiziaria procederà al sequestro materiale di tutti i beni aziendali. Il giudice delegato ordina lo sgombero di un immobile occupato senza titolo, il quale può essere dato in locazione ai vigli del fuoco, alle forze di polizia o alle forze armate.

In terzo luogo, l'introduzione dell'istituto del controllo giudiziario delle aziende entra in gioco quando emerge concretamente il pericolo di infiltrazioni mafiose interne che ne ostacolano l'attività. Esso può essere chiesto direttamente e volontariamente dalle aziende.

Ancora, si richiede trasparenza nella scelta degli amministratori giudiziari che dovranno essere regolarmente iscritti all'Albo, che presuppone la rotazione degli incarichi. Il magistrato che conferisce un tale incarico non può nominare coniuge, parenti e affini, amici o conviventi o chi frequenta assiduamente uno dei magistrati dell'ufficio che assegna l'incarico.

Un fondo di 10 milioni di euro l'anno sarà disponibile per le aziende sequestrate, in modo da favorirne la ripresa, permettere il proseguimento dell'attività e mantenere i posti di lavoro.

Infine, è prevista la riorganizzazione dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati: 200 persone faranno parte dell'organico ed è posta sotto il controllo del ministero dell'Interno. Il direttore - che si occuperà dell'amministrazione dei beni dopo la confisca di secondo grado - sarà nella sede centrale a Roma.