Quando il carcere "chiama", come qualsiasi uomo, anche un ex Prete che si è macchiato di gravi delitti, può reagire nel modo più codardo: darsi alla fuga. Ha fatto così Ruggero Conti, 64 anni, ex parroco della chiesa di Selva Candida, periferia nord di Roma, diventato uno dei casi più gravi e memorabili di pedofilia nel mondo ecclesiastico italiano. Era agli arresti domiciliari in una casa di cura di Genzano, ai Castelli Romani, dove gli era stato accordato il ricovero per ragioni di salute quando, martedì scorso, si è volatilizzato. I carabinieri gli dovevano notificare in giornata, un provvedimento di revoca dei domiciliari: doveva entrare in carcere e scontare 11 anni per violenza sessuale su minori, continuata e aggravata.

Colpo di mano e fuga in taxi

Chissà come avrà fatto a non esser visto dal personale della clinica dei Castelli, a vestirsi e andarsene, come niente fosse. Fatto sta che Conti aveva preparato tutto: la fuga in taxi per farsi portare a Milano pagando con carta di credito. Destinazione: un'altra clinica del capoluogo lombardo. La fuga però è durata poche ore, il tempo del viaggio e di cambiare aria perché i carabinieri della compagnia di Milano Porta Monforte su indicazione dei colleghi della Compagnia di Velletri, sono andati ad arrestarlo in serata nella struttura sanitaria milanese. Le celle del suo cellulare hanno aiutato a rintracciarlo. Inoltre, il suo difensore si era messo in contatto con i militari per confermare dove fosse.

Dieci anni di molestie sessuali su minori

Ruggero Conti è stato arrestato nel 2008 mentre si accingeva a partire per Sidney per partecipare alla giornata mondiale della gioventù. Su di lui, la gravissima accusa di aver compiuto molestie sessuali su minori che frequentavano la sua parrocchia, la chiesa della Natività di Maria Santissima a Selva Candida.

In particolare su sette bambini di età compresa tra i 10 e i 12 anni, affidati alle sue cure in oratorio e nei campi estivi. Durante le indagini sono emersi precedenti reati sessuali commessi 25 anni prima in Lombardia nell'oratorio San Magno di Legnano quando non era ancora sacerdote. Al processo epocale, perché per la prima volta, c'era il comune di Roma contro lo stato del Vaticano per violenze sessuali su minori, testimoniarono anche le 3 persone molestate 25 anni prima.

In aula tra tanti accusatori, si presentarono poi, a sorpresa, madri con i figli che lo difesero sostenendo che era stato come un padre. L'ex parroco è stato sospeso dal servizio sacerdotale a divinis, ma solo dopo la prima condanna a 15 anni e 4 mesi nel 2011. Poi diventata a 14 anni e 2 mesi, per i reati caduti in prescrizione e confermata in Cassazione in via definitiva nel 2015.

Condannato anche per prostituzione minorile

L'ex prete, descritto da più testimoni come uomo "carismatico", potente con tante amicizie e complicità, è stato condannato anche per prostituzione minorile: approfittando del rapporto di fiducia e affettivo, aveva indotto ragazzini della parrocchia a fare e subire atti sessuali, in cambio di soldi o regali.

In particolare approfittando di uno che gli era stato affidato dalla madre, dopo che aveva perso il padre, per violentarlo circa quaranta volte in cambio di abiti o denaro, dai dieci ai trenta euro a volta.

Il carcere nell'immediato futuro

L'ex parroco stava scontando gli arresti domiciliari a Viterbo, ma ad agosto per ragioni di salute ha chiesto e ottenuto il trasferimento in una casa di cura ai Castelli Romani, fino a martedì quando è scappato. Ora è piantonato nella struttura sanitaria milanese. Martedì gli è stato notificato l'ordine di esecuzione della pena detentiva: 11 anni, 10 mesi e 19 giorni da scontare in carcere.