Il bus arancione della libertà che si batte contro il pericolo della teoria del gender nelle scuole sta diventando un caso. Autorizzazione alla circolazione revocata a poche ore dall'inizio oggi a Napoli, pullman circondato dalle camionette di polizia l'altro ieri a Bologna per timore di tafferugli con i contro-manifestanti, comunicati di disapprovazione a Firenze. Cosa sta succedendo nelle maggiori città italiane al passaggio del "bus arancione", il cosiddetto pullman della libertà che con lo slogan I bambini sono maschi, le bambine sono femmine intende difedenre il valore della differenza di genere in contrasto con il paventato pericolo della diffusione obbligatoria della cosiddetta "teoria del gender" nelle scuole?

"A Bologna siamo stati circondati da camion delle forze dell'ordine e da decine di agenti in assetto antisommossa, solo perché giriamo con il bus e lo slogan I bambini sono maschi, le bambine sono femmine. Una cosa ovvia che invece ora, solo per poter essere detta e pensata, richiede che siamo scortati dai militari", comunica l'associazione CitizenGo Italia, tra le promotrici del "Bus della libertà" insieme a Family Day e Generazione Famiglia. Secondo gli attivisti anti-gender "c'è chi ci vorrebbe impedire di dire la pura e semplice realtà, di insegnarla ai nostri figli!".

Il bus è nato per dire no al "gender" nelle scuole

L'idea del "Bus arancione della Libertà" è nata, secondo le stesse associazioni, per contrastare urgentemente il disegno di legge Fedeli, già passato alla cronaca come "ddl gender", in discussione in questi giorni alla Camera in commissione cultura.

La proposta avanzata dall'attuale ministro dell'istruzione Valeria Fedeli prevede l'introduzione obbligatoria di materiale didattico, attività e ore di formazione di "educazione di genere" in tutte le scuole di ogni ordine e grado, dall'infanzia all'università. L'intenzione dichiarata è quella di rimuovere gli stereotipi e promuovere la parità tra i sessi e il rispetto della persona al di là dell'identità di genere, per prevenire la violenza di genere e combattere le discriminazioni.

Il tema però a quanto pare non è così scontato e sta suscitando parecchie reazioni, soprattutto a destra, in una parte dell'associazionismo cattolico e in quelle associazioni familiari che hanno inventato il bus della libertà.

Pericolo tafferugli, divieti e polemiche al passaggio del bus arancione

Bus che a quanto pare non sta ricevendo sempre una buona accoglienza dalle autorità, nel suo tour in giro per la penisola che si concluderà domani a Roma: se a Bologna gli organizzatori lamentano di essere stati scortati dalle forze militari (un cordone di sicurezza era richiesto però dal pericolo di scontri con i manifestanti delle associazioni lgbt, ndr), oggi a Napoli il pullman è stato proprio stoppato.

Il permesso era stato concesso per il transito in piazza Trento e Trieste alle ore 12, ma è stato revocato in prima mattinata. Lo staff del sindaco ha affidato alla delegata per le pari opportunità Simonetta Marino l'onere di revocare il permesso all'iniziativa, bollandola come "transfobica" e dunque "lesiva della dignità della comunità trans". Anche il Comune di Firenze aveva definito "discriminatorio" il passaggio del bus lo scorso 23 settembre, proprio alla vigilia del convegno previsto per il 7 ottobre nella sede del Consiglio regionale toscano sulla transessualità nei bambini. Una visione pienamente condivisa dalle associazioni Lgbt e dal comitato Rainbow che parla di "evoluzione individuale, psicologica e della specie", ma fortemente avversata dalle associazioni riconducibili al Family day.

Proteste anche da tutti i partiti di destra, a cominciare da FdI con la leader Giorgia Meloni che ha definito "a senso unico" la libertà di pensiero e parola della sinistra. "Se la pensi come loro sei democratico e intelligente, altrimenti sei retrogrado e meriti la censura", ha osservato la Meloni, mentre il deputato Alessandro Pagano (Lega-Noi con Salvini) ha accusato De Magistris di "metodi fascisti" e il senatore Lucio Malan (Fi) di essere "contro le famiglie e il loro diritto/dovere di educare i figli".