Il regime di Pyongyang non solo continua senza sosta con le sue minacce di guerra e di distruzione contro la Corea del Sud, gli Stati Uniti e il Giappone seguite dai continui lanci missilistici - come quello avvenuto questa mattina che ha violato lo spazio aereo giapponese sopra l'isola di Hokkaido - ma si sta preparando a veri e propri attacchi hacker di cyber finanza. Lo scopo è quello di fare man bassa dei cosiddetti Bitcoin ed altre criptovalute per arginare, in qualche modo, le nuove sanzioni economiche votate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu in questi giorni.

Le restrizione economiche e commerciali imposte pesano e di molto sulla già debole economia nordcoreana.

Bitcoin e attacchi informatici

Il Bitcoin è una sorta di moneta elettronica inventata da Satoshi Nakamoto nel 2009. Si tratta, in fin dei conti, di una moneta virtuale che, a differenza delle valute tradizionali, utilizza un database che si dirama per tutta la rete tracciandone le transazioni attraverso un sistema crittografico, che viene utilizzato per la generazione di nuova moneta e per l'attribuzione della proprietà. Così impostata, la moneta-Bitcoin può essere trasferita in anonimato poiché i dati per utilizzarla possono essere salvati su diversi computer o su 'Clouds' anonimi che svolgono vere e proprie funzioni simili alle banche.

Chiunque disponga di un 'indirizzo bitcoin' è in grado di ricevere o trasferire questa criptovaluta. Grazie soprattutto alla struttura di rete paritaria che sta alla base, risulta praticamente impossibile a qualunque autorità internazionale, governativa o meno, bloccare il trasferimento dei Bitcoin o sequestrarli o, addirittura, svalutarli, non avendo il possesso delle relative chiavi crittografate.

Corea del Sud e criptovalute

Secondo la società di sicurezza informatica FireEye, gli hacker del presidente della Corea del Nord Kim Jong Un stanno aumentando in modo considerevole. Gli attacchi informatici ai mercati di Bitcoin sudcoreani e tutto questo a causa dell'aumento di valore che stanno subendo. C'è da considerare il fatto che, come sopra abbiamo accennato, vi è la totale mancanza di controllo da parte degli Stati e la grande difficoltà a rintracciare coloro che li utilizzano.

I metodi di hackeraggio che Pyongyang usa sono l'invio di email contenenti in allegato dei malaware agli operatori del mercato oppure, con il 'ransom payment'. Quest'ultimo è una sorta di riscatto: un pagamento in cambio della rimozione del virus. Sembra che fino ad ora siano stati sottratti alla Corea del Sud circa 3.800 Bitcoin corrispondenti al valore di 15 milioni di dollari americani.