Gli immigrati africani che formavano il branco di violentatori, stupratori e rapinatori che sabato notte hanno aggredito una coppia di turisti polacchi e una trans brasiliana a Rimini sono stati tutti catturati. Si tratta di due marocchini, un nigeriano e un congolese che sulla spiaggia di Miramare hanno abusato della trans e della turista polacca, picchiando a sangue il giovane che l’accompagnava e rapinando tutti. All’appello mancava solamente il capobranco ventenne Guerlin Butungu, fermato su un treno a Rimini all’alba di domenica scorsa. I due fratelli marocchini di 17 e 15 anni si sono costituiti sabato ai carabinieri di Montecchio di Pesaro mentre il sedicenne nigeriano è stato fermato dalla polizia nella zona dove tutti i giovani risiedono.

La Polonia vuole l’estradizione

Le udienze di convalida dei fermi ci saranno oggi e i giudici minorili di Bologna e di Rimini a decideranno la posizione dei quattro violentatori in attesa dei processi. I giovani sono accusati di lesioni aggravate, violenza sessuale di gruppo e rapina, reati molto gravi che comportano sino a vent’anni di reclusione. La Polonia ha fatto sapere che intende chiedere l’estradizione di tutti gli indagati, il governo di Varsavia sostiene infatti che meritano pene molto severe per quello che hanno fatto. Il vice ministro della giustizia polacco Yaki ha detto che anche la Polonia ha avviato un’inchiesta per fare chiarezza sulle violenze perpetrate a Rimini dal branco.

Chiesto un mandato d’arresto europeo

La richiesta di estradizione o di arresto europeo non sarà semplice e l’ultima parola spetta alle autorità italiane, perché l’aggressione è avvenuta in Italia. Gli investigatori sono al lavoro anche per scoprire se altre violenze e rapine avvenute tra Pesaro e Rimini negli ultimi tempi siano imputabili alla banda.

La procura per i minorenni ha chiesto la custodia cautelare per il nigeriano e i due marocchini, mentre il maggiorenne Butungu si è già dichiarato estraneo ai fatti. I quattro si contraddicono e si accusano a vicenda, il congolese sostiene di essersi addormentato sulla spiaggia e di aver acquistato della merce rubata ma di non aver partecipato allo stupro.

I due fratelli marocchini accusano invece il congolese di averli costretti a violentare le donne; ha fatto sentire la sua voce anche la cooperativa di accoglienza di Pesaro che ha chiesto di moderare i toni aggressivi sui social network. Il mediatore culturale della cooperativa che aveva commentato l’episodio dicendo che lo stupro è peggio solo all’inizio e che poi alla donna piace è stato licenziato.