L’avanzata dei sensazionalismi mediatici e del populismo dilagante non ha risparmiato nemmeno il caso di cronaca della piccola Sofia. La bambina morta di malaria a Brescia (contratta nel corso di un precedente ricovero nell’ospedale di Trento) è divenuta suo malgrado il nuovo simbolo delle forze politiche che si oppongono notte e giorno all’immigrazione. Senza conoscere come sono andati veramente i fatti e i relativi responsabili, c’è già chi ha puntato il dito contro i cosiddetti incubatori di epidemie. Tra questi due quotidiani nazionali, Libero e Il Tempo, che questa mattina sono usciti in edicola ciascuno con un titolo che non ha lasciato spazio a interpretazioni: “Dopo la miseria portano le malattie” ed “Ecco la malaria degli immigrati”.

Attacchi indignati si sono susseguiti contro i direttori delle testate che, come già accaduto in passato, si sono trincerati dietro il diritto alla libertà d’informazione sancito dalla Costituzione. Solo nel pomeriggio è arrivata la replica dell’Ordine dei Giornalisti e della FNSI, che ha parlato di “caccia all’untore” da parte dei due quotidiani che non rende onore all’intera categoria. L’articolo 21 della Carta Costituente, si sottolinea, “non può essere invocato per far passare messaggi di odio indiscriminato in una supposta interpretazione dei sentimenti dell’opinione pubblica”.