Dello stupratore principale di Rimini, il capobranco Guerlin Butungu, si è parlato molto. A seguito della pubblicazione dei particolari della violenza, molti utenti della rete si sono riversati sul profilo Facebook dell'assalitore per insultarlo. Centinaia se non migliaia di commenti negativi contro lui, i suoi 'colleghi' stupratori e anche contro i suoi amici virtuali. Questa vicenda ha suscitato molta rabbia tra la gente comune.

Trasferimento al carcere di Pesaro

Il capobranco, il congolese Butungu, noto alle cronache per la sua aggressività e sangue freddo,è stato trasferito al carcere di Pesaro.

Inizialmente si trovava presso il carcere di Rimini ma ieri è stato trasferito a Pesaro dove è presente una sezione dedicata ai 'sex offenders', ovvero a coloro che hanno commesso reati di tipo sessuale. Il problema con questi detenuti è che, in qualsiasi parte del mondo, vengono presi come bersaglio da altri detenuti. Esattamente come avviene per i pedofili, anche gli stupratori sono oggetto di sevizie e pestaggi dietro le sbarre. A Villa Festiggi, in questo reparto speciale e protetto, si cercano di aiutare i colpevoli di questi crimini avviandoli verso percorsi di recupero. Butungu è il capo di quella banda che la notte del 26 Agosto, insieme ad altri 3 complici, portò a compimento ben due stupri nell'arco di una sola sera.

Dopo deposizioni contraddittorie e ripensamenti dei 2 minorenni marocchini, i ragazzi hanno finalmente confessato, accusando il congolese Guerlin Butungu di averli portati a compiere quelle azioni. Il capobranco invece, da parte sua, ha dato tre versioni diverse finora: che non era presente, poi che fosse addormentato ed infine ha tentato di accusare i 2 minorenni.

Diagnosticata la tubercolosi

Della storia di Butungu sappiamo che qualche anno fa era entrato in Italia come clandestino, ma poi riuscì ad ottenere un permesso di soggiorno ai fini umanitari. Venne dunque aiutato da alcune cooperative operanti in provincia di Pesaro che gli trovarono casa. Al ragazzo ventenne durante il trasferimento da un carcere all'altro sono stati eseguiti i test sanitari di routine, tra questi anche il test della tubercolosi a cui è risultato positivo.

Stando alle prime indiscrezioni, non è ancora chiaro di che forma si tratti e ne quanto sia grave questa forma di tisi. Soprattutto non è ancora possibile stabilire se, essendo una malattia contagiosa, sia stata consigliata una profilassi da seguire per tutte le persone che sono state a contatto con lui ultimamente, vittime incluse.