Circa il 40% del cacao che viene utilizzato per produrre cioccolata in tutto il mondo proviene dalla Costa d'Avorio. Il problema sta nel fatto che in questo paese gran parte della produzione avviene illegalmente, tanto che nell'arco di alcuni decenni per fare posto alle piantagioni di cacao è stato distrutta circa l'80% della foresta pluviale. È quanto afferma - con tanto di dati - un reportage dell'organizzazione Mighty Earth (mightyearth.org), che ha denunciato come i marchi dell'industria dolciaria più famosi del mondo si approvvigionerebbero della materia prima anche attraverso il mercato illegale.

I marchi finiti sotto accusa

L'inchiesta di Mighty Earth punta il dito contro alcune delle multinazionali più famose del mondo: Nestlè, Lindt, Mars, l'italiana Ferrero, Cargill e altre farebbero affari con i produttori di cacao che operano nell'illegalità, e che sono responsabili della deforestazione selvaggia, grazie alla complicità di governi consenzienti. E coloro che provano a fare luce su questa situazione fanno una brutta fine. È il caso del giornalista Guy-André Kieffer, che dopo avere affrontato la questione è scomparso nel nulla. Quello denunciato dall'organizzazione Mighty Earth sarebbe un sistema di corruzione ad alto livello che avalla la deforestazione illegale e un mercato di cui beneficiano gli europei, mentre a farne le spese sarebbe la popolazione locale.

Gli impegni delle multinazionali

L'importante quotidiano inglese 'The Guardian', che per primo ha dato spazio all'inchiesta in questione evidenzia che le aziende interessate dallo scandalo non hanno negato la veridicità del problema, e anzi hanno garantito il loro impegno per fare in modo che la filiera del cacao divenga più sostenibile e pulita.

Il problema sta nel fatto che il cacao illegale, coltivato in aree che sarebbero protette, viene comprato da aziende che lo producono regolarmente, e da queste viene poi venduto alle multinazionali. Un mercato dove legale ed illegale spesso vanno a braccetto, ed è difficile pensare che gli acquirenti finali ne siano ignari.

Le stesse aziende infatti non hanno negato il problema, dichiarando di esserne a conoscenza e di essere disposte ad impegnarsi per cambiare le cose. Se non sarà fatto qualcosa di serio per porre un freno a questo mercato le foreste dell’Africa Occidentale sono destinate a scomparire nel giro di pochi anni.