Torna il 10 settembre, tornano le piogge autunnali. torna l'acqua che in un Paese senza ormai bussola idro-geologica come l'Italia uccide ancora. Questa volta a Livorno. Come era successo nel 2000 a Soverato (Cz). Era l'alba dello stesso giorno di diciassette anni fa quando una montagna di fango, dovuta all'esondazione del torrente Beltrame, travolse i partecipanti a un campo estivo dell'Unitalsi che stavano trascorrendo il loro ultimo giorno in un camping all'ingresso nord della cittadina, in provincia di Catanzaro. A farne le spese sopattutto ragazzi, disabili e volontari, mamme e papà di famiglia.

Morirono in tredici, una strage che ancora fa male da quelle parti, dove figli, genitori e fratelli si sono riuniti ieri mattina ancora una volta per la cerimonia annuale officiata dal Comune e dal parroco, per non dimenticare.

La furia dell'acqua spazzò via l'intero campeggio in cui disabili e volontari stavano dormendo

Al posto del camping spazzato via dalla furia del torrente, che dopo giorni di piena quella notte esondò con tutta la sua forza, c'è ora una stele che commemora le tredici vittime, e una panchina per i loro amici e familiari che continuano a coltivarne la memoria a perpetuo monito di stragi di stato che non dovrebbero ripetersi più. Ma che invece continuano ad accadere. Anche lì nel soveratese, del resto, come ha ammonito tempo fa il parroco della cittadina, don Pasquale Rondinelli, "si è continuato a costruire sugli argini dei fiumi pure dopo la tragedia".

"Eravamo felici quella notte, si concludeva un bel campo estivo per i nostri disabili e stavamo festeggiando. Eravamo andati a dormire tardi. A un certo punto ci siamo ritrovati sommersi, non abbiamo capito più niente"; è il ricordo di un soccorritore, uno dei tanti tra coloro che, nello stesso campeggio, prestarono aiuto agli altri in difficoltà, insieme ad alcuni valorosi rappresentanti delle forze dell'ordine e volontari subito accorsi (il maresciallo Giuseppe Di Cello e l'imprenditore Nicola Galeano).

Il corpo del giovane Vinicio non è stato più ritrovato: portato via dai vortici davanti al fratello

"Io e mio fratello siamo finiti nell'acqua alta, attaccati al tronco di un albero sul quale ci eravamo rifugiati e che aveva finito per cedere. Cercavo di raggiungere Vinicio e incoraggiarlo, speravo che la corrente ci portasse alla fine a riva, ma lui all'improvviso è scomparso e non sono riuscito a trattenerlo con me".

E' uno strazio senza fine il racconto ripetuto negli anni del giovane Luca Caliò, fratello minore di Vinicio, entrambi ragazzi ventenni all'epoca dei fatti. Il corpo di Vinicio non è stato mai più ritrovato. A lui dedicata ieri una nuova stele-veliero. Servirà a impedire che il suo sacrificio si ripeta? A giudicare dalla tragedia di Livorno, con le sue vittime tra le quali un nonno eroe morto salvando la nipotina di tre anni, purtroppo sembra ancora difficile.