Ieri sera, precisamente alle 20:12, una scossa di magnitudo 3.0 della scala Richter ha colpito l'Emilia-Romagna. Il fenomeno, che ha avuto il suo ipocentro a 10 chilometri di profondità, è stato rilevato dall'INGV nella provincia di Ravenna. Secondo l'EMSC (il centro di calcolo per i terremoti che si verificano nell'area mediterranea), l'epicentro esatto del sisma sarebbe avvenuto 20 chilometri a nord-ovest rispetto al capoluogo di provincia, e 60 chilometri ad est rispetto a Bologna.

La scossa è stata lievemente avvertita dalla popolazione dei centri più vicini, in cui rientrano Alfonsine, Argenta, Comacchio e la stessa Ravenna, senza provocare panico o apprensione fra i cittadini.

Il sisma, per fortuna, non ha provocato alcun danno a persone o a cose.

Una curiosità storica

Il movimento tellurico in questione, che rientra nella normale attività sismica della regione, ha preceduto di poche ore la ricorrenza di un Terremoto molto più grave, ossia quello che il 10 settembre 1584 colpì duramente l'Appennino Tosco-Emiliano, abbattendosi con una certa veemenza proprio sulle attuali province romagnole di Ravenna e, in particolare, di Forlì-Cesena.

Il terremoto del 10 settembre 1584

Il sisma, circa 30mila volte più forte rispetto a quello di ieri sera, si verificò in piena notte, precisamente alle 2:30, il 10 settembre 1584. La magnitudo stimata fu di 6.0 gradi della scala Richter.

Un terremoto potentissimo, uno dei più forti della storia sismica dell'Emilia-Romagna. Fu talmente intenso che in alcuni centri come Baroncioni, Ca' di Bianchi, San Piero in Bagno, gli effetti sul territorio furono del IX grado della scala Mercalli. Il sisma venne distintamente avvertito fino a Ravenna e a Firenze, senza provocare danni.

Secondo una stima dell'epoca, condotta da Baccio Francolini, cancelliere di Galeata, vi furono 196 morti, di cui 14-16 a Bagno di Romagna, 13 a San Piero in Bagno, 9 a Santa Sofia, 5 a Pondo, 1 a Mercatale. Molte vittime sono ricordate anche a Civitella di Romagna.

"A Bagno di Romagna la scossa causò il crollo di numerose abitazioni e di un convento; fu gravemente danneggiato il palazzo capitaniale, che subì lesioni e sconnessioni delle murature, caduta dei soffitti e rottura di varie travi, divenendo inabitabile.

A Santa Sofia 23 case crollarono totalmente e molte altre furono gravemente danneggiate. Grandi spaccature e profonde voragini si aprirono sul Monte Comero; dal Poggio le Corsicchie, nel versante nord-occidentale del monte, si staccò una grande frana che raggiunse i villaggi di Baroncioni e Ca' di Bianchi, aggravando le distruzioni causate dal terremoto".