La polizia di Trento ha sgominato una banda composta da quattro uomini di nazionalità nigeriana che, in patria, reclutava ragazze di età compresa tra i venti ed i trent'anni, promettendo loro un lavoro in Europa, per poi sottoporle a riti voodoo "Ju Ju" e costringerle a battere i marciapiedi per ripianare le spese sostenute per raggiungere l'Italia, una somma di circa trentamila euro. L'inchiesta che ha portato agli arresti è partita un anno fa, quando una ragazza nigeriana ha confidato alla Squadra Mobile bolognese il "modus operandi" del gruppo criminale.

Le ignare giovani venivano trasferite in Libia, dopodiché raggiungevano il nostro paese.

Le torture iniziavano in Libia

Dopo essere finite nelle mani degli aguzzini, le vittime venivano rinchiuse in campi profughi in Libia, dove subivano torture e violenze. Successivamente venivano imbarcate verso l'Italia, dove venivano sistemate nei centri di accoglienza: una volta uscite, per riscattare la loro libertà, si ritrovavano costrette a vendere il proprio corpo per pagare le somme pretese dagli aguzzini, i quali minacciavano di morte loro e i rispettivi familiari rimasti in Nigeria.

Ora i quattro componenti della banda criminale dovranno rispondere di gravi reati; dalla riduzione in schiavitù delle ragazze al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, fino alla "tratta di esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione".

Voodoo e riduzione in schiavitù

Non è la prima volta che le forze dell'ordine scoprono bande che soggiogano ragazze provenienti per lo più dalla Nigeria o da altri paesi africani, facendo leva sui riti voodoo. Nel novembre del 2015, la polizia milanese fermò un gruppo di uomini che operava in un modo molto simile ai nigeriani arrestati a Trento.

Una delle vittime, in quella circostanza, raccontò di essere stata sottoposta ad un rituale da un presunto sciamano che, dopo averla denudata e averle fatto indossare un camice bianco, uccise davanti a lei un gallo e gli estrasse il cuore. L'organo fu messo in un bicchiere contenente un superalcolico, e la ragazza fu costretta a berlo, impegnandosi a pagare un "debito" di settantamila euro e di non rivolgersi alle forze dell'ordine.

La fede che le ragazze ripongono in questo genere di rituali rappresenta, per gli aguzzini, un ottimo strumento di controllo sulle loro vite, riuscendo a farle credere che se non faranno ciò che viene ordinato e che vengono costrette a promettere, i "potenti spiriti" si accaniranno contro di loro, punendole severamente oppure uccidendole. In questo modo i criminali si assicurano la completa obbedienza delle giovani, che difficilmente trovano il coraggio di denunciare.