In mattinata un articolo della stampa locale fiorentina - poi smentito dalla Procura - aveva diffuso la notizia che una delle studentesse americane che ha denunciato di essere stata violentata da un carabiniere avrebbe attivato la telecamera del telefonino e girato alcuni brevi video mentre era in compagnia con il militare accusato di averla stuprata. Secondo questa ricostruzione, che ha trovato immediatamente ampio risalto sui social network, nel video si sarebbe visto parte del corpo di un uomo in uniforme, la fondina con la pistola di ordinanza e si sarebbe sentito la ragazza gridare due volte la parola "bastard".

La fonte riferiva che tale video era al vaglio degli inquirenti, e che si sarebbe potuto trattare di una prova utile alla ricostruzione dei fatti. Dopo alcune ore però è arrivata la secca smentita del procuratore capo di Firenze in persona, Giuseppe Creazzo.

La smentita del Procuratore

Ad alcune ore dalla diffusione della notizia il procuratore fiorentino alla fine di un vertice tenutosi con gli altri investigatori ha smentito l'esistenza di un video girato durante l'esecuzione del reato, smentendo anche che in tale video la ragazza avrebbe pronunciato la parola "bastardo". Il magistrato ha reso noto dell'esistenza di un brevissimo video, della durata di appena un secondo, ma questo sarebbe stato girato - probabilmente per errore - all'interno della discoteca, e non nell'androne del palazzo di Borgo Santi Apostoli.

Un fotogramma totalmente inutile ai fini dell'indagine, poiché si tratta di scene confuse, e la persona inquadrata non risulta identificabile.

Il racconto della ragazza

Alle persone che hanno soccorso le due studentesse una di queste, quella di 21 anni, che era più lucida in quanto aveva bevuto meno, aveva detto di essere in grado di riconoscere il carabiniere autore della presunta violenza sessuale.

"Appena varcata la porta del palazzo ci sono saltati addosso. Non ho gridato perché avevo paura delle armi" ha affermato. La ragazza, dopo essere scesa dalla gazzella, avrebbe salito le scale fino al terzo piano, dove si trova l'appartamento in cui alloggiavano, mentre l'amica che a fatica riusciva a stare in piedi avrebbe utilizzato l'ascensore, all'interno del quale, secondo il racconto, sarebbe stata aggredita.

I militari al centro della vicenda quella notte verso l'una erano intervenuti nel locale dove si trovavano le due americane per sedare l'inizio di una rissa, insieme ad altre due pattuglie di Carabinieri. Dopo nella ricostruzione della serata c'è un buco di quasi un'ora, dalle 2.15 alle 3.13, orario in cui una telecamera di sorveglianza riprende le due ragazze salire a bordo dell'auto di servizio. Le ragazze hanno riferito agli inquirenti che i due militari si erano offerti di chiamare un taxi per le due studentesse, ma dopo alcuni minuti erano tornati da loro dicendo che non ce n'erano e si sono offerti di accompagnarle.