Altro che stupro. Secondo uno dei due carabinieri, accusati di aver commesso violenza sessuale contro due studentesse americane nella notte tra il 6 e il 7 settembre a Firenze, si sarebbe trattato semplicemente di un rapporto sessuale consenziente. È questa la versione che l’appuntato scelto di 45 anni, le cui generalità non sono ancora state rese pubbliche, ha fornito ieri pomeriggio alla pm Ornella Galeotti della procura gigliata, titolare dell’inchiesta. Secondo il carabiniere, che ha deciso di avvalersi della consulenza legale di una donna, la penalista di Prato Cristina Menichetti, non ci sarebbe stato alcuno stupro, ma sarebbe stata proprio una delle due ragazze ad invitarlo a salire a casa sua.

L’altro indagato intanto tace e, comunque, respinge le accuse.

La versione del carabiniere

Corrisponde a verità il fatto di aver consumato un rapporto sessuale con una delle due studentesse Usa, ma tutto sarebbe avvenuto con il consenso di lei che, addirittura, lo avrebbe invitato a salire nel suo appartamento. È questa la versione del carabiniere su come si sarebbero svolti i fatti nella tragica e confusa notte di Firenze, tra il 6 e il 7 settembre. L’uomo afferma, inoltre, di aver fatto quello che ha fatto senza riuscire a capire cosa gli sia successo. Ma ormai, parole sue, “non si può tornare indietro”. Prima di fornire la sua ‘verità’ al magistrato, l’appuntato scelto, da circa 20 anni nell’Arma, aveva contattato l’avvocato penalista Cristina Menichetti del foro di Prato.

Una donna, tanto per far intendere di avere la coscienza a posto. L’uomo dice di non potere accettare questa accusa infamante e di non aver mai avuto problemi disciplinari in precedenza. Poi, alla domanda sulla presenza del suo collega insieme a lui, risponde balbettando, ma conferma che “c’era anche lui, eravamo insieme”. Anche se non sa (o non vuole) dire che cosa abbia fatto di preciso l’altro carabiniere durante quei 23 minuti in cui la loro ‘gazzella’ è rimasta parcheggiata nei pressi dell’abitazione delle ragazze.

I nuovi particolari dell’inchiesta

Intanto, anche se il carabiniere 30enne fa ancora scena muta, le indagini proseguono facendo emergere nuovi preziosi particolari. Ad esempio, si viene a sapere che i due militari erano frequentatori abituali della discoteca Flo di cui conoscevano il proprietario che li avrebbe chiamati personalmente, la notte del 7 settembre, per sedare una presunta rissa.

Qui, nel bar del locale, i carabinieri avrebbero tentato un primo approccio con le americane, forse perché le avevano viste alterate dall’alcol. La ‘rimorchiata’ finale, poi, avvenne all’esterno del locale, mentre le ragazze attendevano un taxi che non arrivava. Ma non è tutto, perché il sospetto degli inquirenti è che la ‘caccia’ alle turiste ubriache da parte di questi e altri carabinieri del capoluogo toscano fosse già avvenuta altre volte con metodi sperimentati e ritenuti sicuri dagli uomini in divisa.