L'uomo che uccise nel 2010 roberta vanin con 63 coltellate potrebbe tornare in parziale libertà tra meno di un anno. Era stato condannato a 16 anni di reclusione dopo aver confessato l'omicidio della donna.

63 coltellate, 16 anni di carcere

Era il 6 luglio del 2010 quando un professore di chimica di una scuola di Mirano, Andrea Donaglio, uccise Roberta Vanin con 63 coltellate al collo e all'addome; l'uomo dopo l'omicidio provò ad ammazzarsi con la stessa arma. Venne condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato, ma forse potrà uscire dal carcere e godere del regime di semi libertà fra poco meno di un anno.

La buona condotta è la motivazione, anche se la famiglia di lei non è d'accordo con la nuova sentenza e chiede giustizia per la figlia.

Il giorno dell'omicidio Roberta stava lavorando nel suo negozio di prodotti biologici quando Andrea entrò e iniziò a farle una scenata di gelosia: non accettava la nuova relazione che Roberta aveva con un'altra persona e i suoi vaneggiamenti e le sue scenate di gelosia, secondo i familiari della donna, erano sempre più frequenti.

Quel giorno chiamò i genitori disperata

L'ultima telefonata Roberta la fece proprio quel giorno quando chiamò disperata i suoi genitori annunciando "Correte, Andrea non è in sé, non so cosa fare" e proprio in quel momento l'uomo prese il coltello con cui lei tagliava il pane nel suo negozio e la colpì per ben 63 volte.

Quando si rese conto del gesto, si nascose nel magazzino, provando ad uccidersi con lo stesso coltello, senza riuscirci.

Forse fu proprio quella telefonata ai genitori che scatenò il raptus omicida dell'uomo; "la vergogna del non poter gestire la situazione e la gelosia" affermerà la famiglia di lui al Pm. Le amiche della donna avevano avvisato e consigliato più volte a Roberta di denunciare il suo ex fidanzato per le continue molestie telefoniche e aggressioni verbali, ma lei aveva sempre rifiutato, "gli voglio ancora bene" aveva dichiarato alla famiglia, che era al corrente di tutta la sua situazione.

Quando arrivarono i soccorsi all'interno del negozio, per Roberta non c'era più nulla da fare, giaceva a terra in una pozza di sangue, mentre lui era agonizzante vicino a lei; Andrea si salvò a seguito di un intervento chirurgico e attualmente si trova nel carcere Due Palazzi di Padova. La procura chiese trent'anni di reclusione, ma venne condannato a scontarne 16 ed ora, potrebbe beneficiare del regime di semi-libertà.