Niente ergastolo per Valentino Talluto. Dopo 11 ore di camera di consiglio, i giudici della Terza Corte d'Assise di Roma presieduta da Evelina Canale, hanno condannato il 33enne ormai conosciuto come l'untore seriale dell'hiv per aver contagiato almeno 30 partner, a 24 anni di carcere per il reato di lesioni aggravate dal vincolo della continuazione, ma non per quello di epidemia dolosa. Accusa che, se riconosciuta, avrebbe comportato il carcere a vita. Infatti la pm Elena Neri, aveva chiesto l'ergastolo, due anni di isolamento diurno e nessuna attenuante, visto e considerato che non hai mostrato alcun segno di pentimento e ravvedimento, non ha mai dato alcun contributo alle indagini e ha sempre reso dichiarazioni false.

La sentenza

Alla lettura della sentenza, il 33enne impiegato di Acilia ma originario di Caltanissetta, orfano di madre tossicodipendente, che non ha mai conosciuto il padre, è rimasto impassibile. La Corte d'Assise ha accolto solo parzialmente la richiesta dell'accusa che aveva chiesto l'ergastolo: caduta l'imputazione di epidemia dolosa, sarebbe stato il primo caso di condanna di tal genere in Italia, è rimasta in piedi quella per lesioni aggravate. La corte ha stabilito, dunque, che ha contagiato il virus dell'Hiv a decine di vittime conosciute in chat, ma senza alcun dolo. E così ha in parte accolto la tesi della difesa che l'imputato abbia agito spinto da "superficialità". Talluto ha contagiato almeno 30 partner nascondendo di essere sieropositivo, non sottoponendosi a terapia, e anzi con bugie e pretesti vari, imponendo rapporti non protetti che ha continuato ad avere fino al giorno prima dell'arresto nel novembre 2015.

Nel frattempo, alcune delle vittime hanno trasmesso il virus dell'Hiv ai partner e alla fine delle indagini il numero delle persone contagiate è di 57, ma potrebbero essere molte di più.

Giustizia è fatta?

Nell'aula bunker del carcere di Rebibbia alla lettura della sentenza, alcune delle vittime di Talluto che si sono costituite parte civile hanno esultato, si sono abbracciate piangendo.

In base alle indagini che hanno preso in considerazione un periodo che va dal 2006, quando l’uomo ha saputo di essere sieropositivo dopo aver fatto un test Hiv, e il 2015 quando è stato arrestato, Talluto ha avuto rapporti con più di 50 donne compresa una incinta e una 14enne, e in alcuni casi anche con uomini in veri e propri menage a trois.

E' il primo uomo in Italia processato per epidemia, ma singolarmente proprio quello che era il principale capo di imputazione è venuto meno. La pm Elena neri, lo aveva definito "un pericolo per l’incolumità pubblica” e paragonato a un kamikaze “che si lega un ordigno e si fa esplodere fra una folla di ragazze". Irma Conti, difensore di parte civile, ha sottolineato che il danno per le vittime è perpetuo. In 9 anni, senza mai modificare la sua condotta, ha continuato a contagiare le sue partner e dall'arresto al processo non ha mostrato segni di pentimento. Durante tutta l'inchiesta non ha mai saputo dare una spiegazione del suo comportamento, e suona come una beffa il suo essersi dichiarato "dispiaciuto".

Il rammarico della prima che lo ha denunciato

L'indagine ha preso avvio grazie alla coraggiosa denuncia di una ragazza che lo aveva conosciuto in chat, dove era solito adescare le sue prede. A lei presto si sono aggiunte altre 5 giovani donne accomunate dallo stesso destino. Molte hanno scoperto così d'essere sieropositive. Per lei, da due anni in cura, questo processo è stata l'unica rivincita, non molto rispetto alle conseguenze da portare a vita. Sarebbe cambiato poco, perché la malattia resta. Ma da lui non è mai arrivata neanche una parola di scuse.