Canali diplomatici aperti con la Corea del Nord? Stando a quanto dichiarato dalla fonte più attendibile possibile, il capo della diplomazia degli Stati Uniti d'America, è tutto vero. Se però tendiamo l'orecchio verso Pyongyang, non possiamo fare a meno di captare dichiarazioni distanti qualche migliaio di anni luce da una soluzione diplomatica. Oltretutto, il leader nordcoreano Kim Jong-un potrebbe aver dato ordine alle forze armate di preparare un nuovo test missilistico, stando ad una serie di movimenti 'sospetti' intercettati dalle intelligence della Corea del Sud.

Roba da teatro dell'assurdo, storie di ordinaria follia che sembrano uscite dalla penna di Samuel Beckett o Eugene Ionesco. La pantomima in effetti dura poco, da Washington fanno sapere che nei citati canali la Corea del Nord ha risposto picche.

Tillerson: 'Tre canali di comunicazione con Pyongyang'

Dunque, il mondo continua ad attendere con timore lo scoppio di una guerra, più o meno come Vladimiro ed Estragone aspettavano Godot nel capolavoro del citato Beckett. Tutto ciò nonostante il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, avesse rilasciato al contrario dichiarazioni 'rassicuranti' che contrastano certamente con i toni da 'giustiziere della notte' del presidente Donald Trump. "Nessun black-out con la Corea del Nord, abbiamo almeno tre canali di comunicazione aperti e stiamo verificando se Pyongyang abbia intenzione di avviare negoziati per la denuclearizzazione.

Per noi resta inaccatteabile lo scenario di una Corea del Nord in possesso di armi nucleari". Washington non si muove da sola e, dopo alcuni scambi di battute non proprio amichevoli con la Cina nel corso di una delle recenti riunioni del Consiglio di sicurezza del'ONU, i rapporti con Pechino sarebbero ora improntati alla 'massima collaborazione".

Non a caso Tillerson ha rilasciato queste dichiarazioni dopo la breve missione cinese che lo ha portato ad incontrare il leader Xi Jinping, il consigliere di Stato, Yang Jiechi ed il ministro degli esteri, Wang Yi. Quella del capo della diplomazia USA a Pechino è stata una visita rapida il cui scopo principale era quello di preparare la visita ben più importante di Donald Trump in Cina il prossimo mese di novembre.

Pechino: 'Necessario rafforzare la cooperazione con gli USA'

Sulla stessa lunghezza d'onda le parole di Xi Jinping, riportate dal Quotidiano del Popolo, principale organo di stampa cinese. "Abbiamo molte questioni su cui dobbiamo rafforzare la cooperazione con gli Stati Uniti, tanto a livello bilaterale quanto globale", ha detto il leader del governo cinese, facendo esplicito riferimento alla contrarietà della Cina alla politica di sviluppo missilistico e nucleare della Corea del Nord. Se, pertanto, ci sono canali diplomatici aperti in qualche modo tra Washington e Pyongyang, il merito va attribuito senza dubbio alla mediazione cinese.

Kim attacca nuovamente Donald Trump

Se però la diplomazia è un'arte, Kim Jong-un non è certamente il più fine tra gli artisti.

Canali aperti o meno, le ultime dichiarazioni del giovane dittatore asiatico nei confronti del presidente americano sono tutt'altro che distensive. Kim definisce Trump "un vecchio psicopatico" ed intima a Washington di "fermare la politica ostile verso la Corea del Nord, o trasformeremo l'America in un mare di fiamme". A riferire queste durissime parole è un portavoce del servizio di relazioni esterne e propaganda del regime che, oltretutto, condanna nuovamente Trump per "le sanzioni decise in sede ONU", deliberate dal Consiglio di sicurezza dopo il test nucleare dello scorso 3 settembre. Infatti, poche ore dopo, alle dichiarazioni ottimistiche di Tillerson hanno fatto eco quelle meno felici di Heather Nauert, portavoce del Dipartimento di Stato americano.

"La Corea del Nord non ha mostrato alcun interesse a parlare di denuclearizzazione".

Nuovo test missilistico?

Inoltre, la tv di Stato sudcoreana Kbs ha reso noti alcuni movimenti sospetti a nord della capitale del Nord, dove diversi missili sarebbero stati visti in movimento presso i siti dove, solitamente, il regime di Pyongyang conduce i suoi esperimenti balistici. La fonte è l'intelligence di Seoul che teme nuove provocazioni nordcoreane con missili a media o lunga gittata. E considerato che Kim Jong-un non sceglie mai casualmente le dati dei suoi test, i giorni indicati dalle medesime fonti sarebbero due. In primo luogo il 10 ottobre, giorno in cui la Corea del Nord celebra la fondazione del Partito dei lavoratori.

Poi il 18 ottobre, giorno in cui inizia il congresso del Partito Comunista cinese. In quest'ultimo caso, l'avvertimento sarebbe indirizzato direttamente verso Pechino: chiaro che Kim non gradisce la rinnovata cooperazione del vecchio alleato militare con quello che considera il suo acerrimo nemico.