Se da una parte ci sono i cosiddetti "foreign fighters"- per lo più immigrati o i loro figli - che dall'Italia e da altre nazioni europee si recano a combattere in Siria e Iraq nei ranghi dell'Isis, ci sono anche cittadini italiani che non per fede religiosa ma bensì politica, si recano in ucraina e si arruolano nelle truppe russe impegnate al fronte. Si tratta per lo più di neofascisti e neonazisti che vedono in Putin un leader da sostenere. Il settimanale l'Espresso ha realizzato un ampio servizio a cura di Paolo Biondani e Giovanni Tizian. Vediamo cosa hanno scoperto.

Fascisti italiani in Ucraina

Tra le milizie filorusse che combattono in Ucraina contro il governo di Kiev sostenuto dall'Europa c'è anche un plotone di stranieri provenienti da varie parti del mondo e dell'Europa uniti dalla fede "rossobruna", fascisti e nazisti che hanno aderito alla guerra anti-Ue dei miliziani schierati a fianco del leader russo Putin. Secondo quanto riportato da l'Espresso nel nostro paese sarebbero attivi almeno due reclutatori, tra cui un insegnante di arti marziali che ha il compito di ingaggiare persone da spedire al fronte. Ma la rete dell'antiterrorismo italiano ha scoperto una trama che sembra degna di un film di spionaggio. Un giro che coinvolge ex appartenenti alle forze dell'ordine e soldati, una imprenditrice del settore sicurezza che vive tra Milano e Londra.

Finanziatori russi che coperti dall'anonimato elargiscono soldi ai gruppi di estrema destra europei. Anche se la maggioranza di questo movimento è riconducibile ad ambienti di destra, non manca il sostegno anche dell'altra sponda. Nelle maglie dell'inchiesta c'è finito anche un personaggio legato all'estrema sinistra, che faceva da reclutatore.

Fascisti e comunisti uniti nel nome di una causa comune.

L'inchiesta delle forze dell'ordine

Quanto è emerso sarebbe frutto di una articolata inchiesta partita 4 anni fa che l'antiterrorismo italiano ha portato avanti per contrastare il reclutamento in Italia di persone da spedire sul fronte nel Donbass. I giornalisti hanno esaminati gli atti che nel frattempo sono diventati pubblici.

Verbali di perquisizioni, sequestri e chat delle persone finite nelle maglie della giustizia. Un'indagine nata per caso in Liguria dopo che sui muri di strutture che ospitano i migranti erano apparse scritte inneggianti al nazismo.

Le indagini portano a perquisire l'abitazione di due minorenni, e nella casa di uno di questi viene scoperto un vero e proprio arsenale di armi da guerra: bombe, mine anticarro e antiaeree, oltre 1kg di sostanze chimiche utili per preparare ordigni e un detonatore. I due giovani finiti sotto inchiesta in passato avevano fatto parte di CasaPound, per poi passare nelle fila degli skinhead e infine aderire a Forza Nuova. Avrebbero inoltre legami con almeno 80 estremisti di destra provenienti da tutta Italia, persone con precedenti penali specifici, per aver commesso atti razzisti o violenze contro stranieri e giovani appartenenti all'altra sponda politica.

Gli ex appartenenti alle forze dell'ordine

Durante i controlli di rito nello scalo aeroportuale di Malpensa le autorità fermano quattro persone di ritorno da Mosca. Tre di questi sono un ex carabiniere, un ex poliziotto e una guardia giurata ancora in servizio. La polizia di frontiera scopre che il gruppo ha trascorso quattro mesi nel Donbass, teatro della guerra, e questo insospettisce.

Interrogati i quattro cadono in contraddizione, e poi viene pronunciato un nome noto alle autorità: Andrea Palmieri. Neofascista proveniente da Lucca, dove era capo degli ultras, con alle spalle una sfilza di precedenti non indifferente, noto per essersi arruolato in un gruppo combattente filorusso. Dal controllo delle valigie dell'ex agente di polizia emerge una tuta mimetica con evidenti segni di usura.

Quando gli viene fatto notare, l'uomo racconta di averla indossata e di essersi fotografato con delle armi, ma nega di averle utilizzate e di aver preso parte alla guerra. Ma gli inquirenti grazie ad una foto pubblicata da un sito filorusso dimostrano che non è così. In una immagine compare l'ex poliziotto in un teatro di guerra con indosso la mimetica. Verrà poi scoperto che i quattro erano in contatto con il miliziano italiano Andrea Palmieri.