L'abbraccio tra due madri unite dallo stesso dolore, sguardi d'intesa, una comunicazione non verbale riguardante la stessa angoscia per la sorte dei figli. La mamma di Alì Qasib, il 28enne pakistano che avrebbe rapito la 15enne di Sant'Antimo (Napoli) Rosa Di Domenico, scomparsa dallo scorso 24 maggio, vive da 20 anni in Italia, ma non dice ancora una parola in italiano. Quando ha incontrato la madre di Rosa ha pianto.

I genitori dell'adolescente sono andati a Brescia dove, in una villetta di Villaggio Badia, quartiere periferico, abitano i familiari di Alì, padre, madre e 2 sorelle.

Hanno voluto incontrarli per non lasciare niente di intentato, nella speranza di avere qualche notizia della figlia. Ieri ne ha dato conto il programma "Chi l'ha visto?" che segue il caso dall'inizio, e ha dedicato agli ultimi avvenimenti un ampio servizio, con i genitori di Rosa in studio.

La famiglia di Sant'Antimo a Brescia

Un padre - quello di Rosa - ha supplicato un altro padre: "Ridateci la nostra Rosa e ritiriamo tutte le denunce". Il genitore di Alì ha accolto gli sfoghi e le richieste dei familiari di Rosa durante un colloquio drammatico durato mezzo pomeriggio, per poi ripetere, come un disco rotto, che anche loro non hanno più notizie del figlio che manca da casa quasi da un anno: sarà vero?

La mamma e il papà di Rosa non sono stati neanche invitati ad entrare in casa, e hanno dovuto parlare restando in strada. La famiglia di Alì si è impegnata a dare notizie agli inquirenti del figlio, qualora ne dovesse avere. Sono diversi, però, coloro i quali credono che la coppia sappia bene dove si trovi il 28enne. Dopo un po' la mamma di Rosa ha preso l'iniziativa ed è finalmente entrata in quella casa, da sola, per un contatto con la madre di Alì, avvenuto a telecamere spente.

Un colloquio muto, fatto di sguardi e lacrime. Si sono tenute le mani a lungo: la mamma del pakistano, nella percezione dell'altra madre, avrebbe la stessa sua angoscia e sofferenza per la sorte del figlio. Sa e non può dire?

Altri aggiornamenti

Rosa avrebbe ricevuto un cellulare da qualcuno che l'avrebbe invitata a fare una telefonata il giorno prima della sua scomparsa.

Un'amica della ragazzina l'ha vista nella piazza di Sant'Antimo. Chi gliel'ha dato il telefono? Questo nuovo elemento farebbe pensare che l'allontanamento di Rosa sia stato organizzato nei minimi particolari. Il papà della giovane, inoltre, ha trovato tra le cose della figlia la foto di un uomo che sarebbe lo zio di Alì. Ma chi è questo personaggio e che ruolo ha avuto nella sparizione della minorenne?

Un caso sottovalutato

Il caso solo ora, a 5 mesi dalla scomparsa di Rosa, è diventato d'interesse della sezione antiterrorismo della procura di Napoli. Le implicazioni sono tali da far ritenere che Alì Qasib possa avere dei contatti con figure legate all'estremismo islamico presenti in Lombardia, in Campania e a Sant'Antimo.

Il legale della famiglia, Maurizio Lojacono, ha denunciato l'omertà della comunità islamica che l'avrebbe aiutato nella fuga.

Ora si sta prendendo in seria considerazione l'ipotesi che Rosa sia stata non solo plagiata, ma anche radicalizzata, convertita all'Islam e magari portata in un paese integralista. Alì Qasib aveva già adescato sui social altre ragazzine, infatti su di lui penderebbero alcune denunce in tal senso. E proprio ricorrendo al web avrebbe agganciato Rosa ricorrendo a Skype, come ricostruito dal programma di Raitre.

Rosa, inoltre, avrebbe anche conosciuto la famiglia del ragazzo che, invece, ha sempre detto di non averla mai vista, se non tramite le foto mostrate in Tv. La gravità della situazione era stata sottovalutata al punto tale che, a luglio, il caso stava per essere archiviato, ma il gip ha respinto la richiesta, ordinando nuove indagini. Adesso son ben tre le indagini in corso. Forse la verità la conoscono soltanto le mura di quel villino "muto" alla periferia di Brescia.