Manganellate sulle mani, scariche elettriche e, per non farsi mancare niente, molestie sessuali. Che succede nell'Arma? La 'luna nera' ha colpito la Benemerita, specie in terra di Toscana? Dopo il caso dei due Carabinieri indagati a Firenze per aver stuprato due studentesse americane e su cui gravano pesanti indizi, e, a seguire, del collega che è stato arrestato a Grosseto per presunti abusi sessuali nei confronti della figlia della compagna, si profila all'orizzonte un nuovo scandalo. Brigadieri, marescialli, appuntati, ma anche gli alti vertici, un ex comandante provinciale e un comandante di compagnia: a vario titolo e con accuse diversificate, sono 37 i militari di due caserme della Lunigiana, Aulla e Licciana Nardi, indagati dalla procura della Repubblica di Massa Carrara in una maxi inchiesta per comportamenti illeciti gravissimi.

189 i capi d'imputazione.

Oltre trenta carabinieri indagati

Ai 37 indagati, nelle scorse ore, i pm hanno notificato l'atto di chiusura delle indagini cominciate a febbraio 2017. La maxi inchiesta della procura di Massa Carrara contro i carabinieri della stazione di Aulla in Lunigiana, ha preso avvio dopo la denuncia di alcuni cittadini, soprattutto extracomunitari, in merito alle modalità operative usate dai militari, non proprio ortodosse. Calci, pugni, schiaffoni, manganellate sulle mani appoggiate alle portiere delle auto durante i controlli, lesioni a carico di persone fermate, ma persino scariche elettriche riservate agli extracomunitari trattenuti in caserma. E poi multe cancellate in cambio di rapporti sessuali.

L'inchiesta è culminata con l'arresto di 4 militari, di cui uno ancora in carcere, e con provvedimenti quali il divieto di dimora, la sospensione dai pubblici uffici e il trasferimento di altri. Tra gli indagati ci sono anche militari di più alto grado: il tenente colonnello Valerio Liberatori, comandante provinciale dei carabinieri di Massa e il comandante della compagnia di Pontremoli: la procura li accusa di favoreggiamento personale.

Avrebbero aiutato i sottoposti indagati ad eludere le indagini dell'autorità giudiziaria, coprendo in particolare un brigadiere su cui gravavano le accuse più pesanti. Il colonnello Liberatori, nel frattempo, ha lasciato l'incarico ma non perché sia stato sospeso: al contrario, il comando generale gli ha affidato un incarico più prestigioso.

Intercettazioni e odio razziale

Le indagini si sono svolte facendo largo uso di intercettazioni telefoniche e di microspie istallate sulle gazzelle. Il brigadiere 'coperto' dai superiori, avrebbe provocato lesioni personali ai fermati perché scatenato da motivi di odio razziale. Un altro militare, poi, avendo saputo che c'erano state denunce contro l'Arma, sarebbe entrato in un bar del comune di Aulla frequentato da extracomunitari, minacciando di fare una strage di marocchini. Poi ci sono le percosse a un marocchino sbattuto contro un citofono della caserma, abusi sessuali contro un altro marocchino, e il caso di una multa annullata a una donna extracomuniaria in cambio di prestazioni sessuali.

Reati legati a falsi fogli di servizio

Un altro fronte dell'indagine, riguarda reati legati a falsi fogli di servizio. Alcuni degli indagati, avrebbero prodotto documenti falsi per accorciare il servizio di controllo, anticipando il rientro in caserma di 45 minuti. Ci sono pattuglie che mentre erano in servizio facevano tutt'altro. L'equipaggio di una pattuglia è sconfinato in una zona non di propria competenza, per andare a cena da parenti. Un'altra è andata a vedere una partita di calcio, eccetto poi falsificare il foglio di servizio modificando gli orari. Per la procura si tratta di una condotta diffusa da parte dei militari, di certo nelle caserme interessate.