Di nuovo le migrazioni dall’Africa, di nuovo il riproporsi dell’intricata questione dei migranti: questa volta, però, al centro dell’attenzione Politica e mediatica non è la cosiddetta “rotta libica”, ma quella tunisina.

Nuovi sbarchi in Sicilia

È da due mesi a questa parte, infatti, che sulle coste della Sicilia si verificano nuovi sbarchi di migranti. Mare Amico, l’associazione no-profit che si occupa di studiare le differenti problematiche del mondo marittimo, afferma che nel solo agrigentino, da giugno ad oggi, vi sarebbero stati un’ottantina di sbarchi.

Piccole imbarcazioni, un numero di persone che oscilla tra 20 e 100. Arrivano sulla spiaggia di notte, o al mattino presto; abbandonano le barche, e poi si dileguano, per non farsi identificare. Sarebbero almeno quattromila in totale i migranti giunti in questo modo, attraverso la Tunisia, e da lì, via Meditarraneo, sulle coste siciliane. E almeno la metà di essi non è stata intercettata. Sicché ora non si sa dove siano.

L’allarme sulle possibili infiltrazioni di jihādisti

L’allarme sbarchi era stato lanciato già due settimane or sono dal sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, e lo è stato anche ieri dal primo cittadino di Pozzallo, Roberto Ammatuna. Ciò che si teme è che fra le fila di questi migranti giunti dalla Tunisia possano nascondersi dei foreign fighters.

Possibilità, quest’ultima, affatto remota, e in verità ben soppesata dal ministero degli Interni.

Le mosse del Viminale

Viminale che, in risposta all’allarme lanciato dai sindaci siciliani, ha convocato la commissione italo-tunisina sui migranti, nel tentativo di fare piena luce sull’incremento del numero di sbarchi e di migranti che sembrano arrivare in Sicilia soprattutto dalle spiagge di Sfax e Biserta in Tunisia.

Il sospetto dell’Interno è che il Paese africano non stia ostacolando con energia le migrazioni dalle sue coste per qualche segreto fine politico. Il Viminale ha inoltre convocato per martedì prossimo proprio i sindaci di Lampedusa e di Pozzallo. Quest’ultimo ha manifestato i suoi timori in una lettera inviata al ministro dell’Interno Marco Minniti, riportata da Repubblica, una lettera nella quale si esprime non solo la preoccupazione che fra le persone sbarcate negli ultimi due mesi vi possano essere dei potenziali jihādisti, ma anche la notizia che, nell’ultimo arrivo di 150 tunisini in prossimità di Pozzallo, ben dieci di quelle persone abbiano tentato di dileguarsi, di sfuggire all’identificazione, anche se poi sono state ricondotte nel più vicino hotspot dalle forze di polizia.