E' fatto ormai noto lo stupro subito da due persone a Rimini lo scorso 26 agosto. Verrebbe da aggiungere che il fatto è fin troppo noto. I verbali dell'orrendo crimine sono stati infatti diffusi da alcuni dei principali quotidiani, dando origine a pesanti critiche da altri giornalisti. Ultima quella dell'avvocato penalista Davide Grassi, che argomenta così il suo appunto dalle pagine de "Il Fatto Quotidiano".

Vittimizzazione secondaria: il prezzo di qualche copia in più

L'avvocato Grassi si riferisce in particolare ad un articolo apparso su "Libero", articolo in cu venivano diffusi i dettagli più intimi e violenti dello stupro.

Grassi contesta l'uso di quei verbali, invocati dai più come necessari alla diffusione della verità. Scendere nei particolari della violenza subita, specificando azioni e parole, cosa mai potrà aggiungere in realtà alla comprensione di un'esperienza simile? E' utile aggiungere allora, alle dichiarazioni dell'avvocato, un concetto ben noto in criminologia, che è quello della vittimizzazione secondaria. Si tratta della violenza psicologica che una vittima, in questo caso di stupro, è costretta a subire a causa della sua esposizione sui mezzi di stampa, o nel dover rivivere davanti agli inquirenti l'esperienza traumatica. Non è affatto difficile comprendere quanto possa essere sconvolgente per una vittima rileggere sui giornali, per filo e per segno, quello che è stata costretta a subire.

Vergogna, paura, angoscia, stress post traumatico, dolore: sono tutti sentimenti che la persona in questione è costretta a vivere e rivivere, solo perché un quotidiano ha deciso di vendere più copie.

Sotto il profilo giuridico è stato un errore

L'avvocato Grassi solleva, da penalista, un altro interessante quesito. Nell'ottica di una difesa garantita dalla Costituzione anche per gli stupratori in questione, dice, dei verbali già pubblici e intorno ai quali si è scatenato un putiferio, che influenza avranno sui giudici che saranno chiamati a deliberare?

Anche questo è un argomento molto noto in Criminologia, e cioè quello dell'influenza dei mass media sul giudizio in aula. Partendo dal presupposto che i giudici sono esseri umani il cui giudizio segue le stesse regole psicologiche che accomunano tutti gli individui di fronte a fatti di cronaca violenta, come si comporteranno a processo iniziato se hanno già avuto modo di essere influenzati dall'opinione pubblica?

Giudizio e pregiudizio, processi celebrati insomma prima in televisione, non fanno bene alla giustizia, in nessun senso ed in nessun caso.

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