Ci sorge spontanea un'inquietante domanda... e se avesse ragione Kim Jong-un? L'occidente lo chiama 'pazzo' perché le sue pericolose sperimentazioni, nel tentativo di potenziare l'arsenale missilistico e nucleare della Corea del Nord, lo gettano sull'orlo di uno scontro militare con gli Stati Uniti. Kim si è sempre giustificato agli occhi del mondo, sostenendo che la sopravvivenza del suo Paese "contro la prepotenza statunitense" dipende dal possesso delle armi atomiche. In effetti i dittatori 'scomodi', Saddam o Gheddafi, non beneficiavano di questo potenziale (sebbene nel caso dell'Iraq, Washington sostenesse il contrario, ndr) ed erano anche poco fortunati nelle alleanze.

La decisione di Donald Trump di 'stracciare' l'accordo sul nucleare con l'Iran, firmato dal suo predecessore Barack Obama, è un assist alle ragioni del regime di Pyongyang. A due anni di distanza, Teheran rispetta i patti e rinuncia alla realizzazione di armi nucleari, Washington invece si tira indietro senza alcuna palese motivazione. Perché i pretesti di Trump, quelli di un Iran che avrebbe sostenuto il terrorismo islamista quando, al contrario, lo ha apertamente combattuto in Siria, non stanno in piedi da nessuna parte. E visto che, nel 2015, Teheran aveva negoziato la rinuncia al possesso di armi nucleari, a questo punto niente potrebbe fermare l'eventuale ripresa di una politica di sviluppo bellico in tal senso.

La decisione di Trump è, a dir poco, sconsiderata e legittima inoltre altri Stati, come la Corea del Nord, a proseguire su questa strada. Quanto accaduto con l'Iran dimostra, a tutti gli effetti, che gli Stati Uniti non sono un partner affidabile.

Il discorso di Donald Trump

L'atteso discorso di Donald Trump dalla Casa Bianca, pertanto, non ha riservato alcuna sorpresa, sebbene qualcuno prospettasse una soluzione meno 'netta' con un accordo che poteva essere in qualche modo rivisto e non direttamente 'rottamato'.

Ma il presidente degli Stati Uniti non ha avuto alcun dubbio e, definendo l'Iran un "regime fanatico", ha annunciato che saranno approntate nuove sanzioni contro Teheran. "L'accordo sul nucleare del 2015, voluto da Obama - ha detto - non è altro che il piano strategico degli iraniani per evitare le sanzioni internazionali. In questo modo Teheran avrà fondi da investire per finanziare i terroristi.

L'Iran ha violato l'accordo, impedendo le nostre ispezioni. Sospettiamo inoltre che stiano facendo affari con la Corea del Nord". In realtà le parole del presidente degli Stati Uniti non sono supportate da fatti concreti. Secondo le ultime dichiarazioni di Yukiya Amano, direttore dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, "l'Iran sta rispettando gli accordi". Ad ogni modo, gettato letteralmente al macero l'accordo sul nucleare, il Congresso degli Stati Uniti avrà 60 giorni di tempo per approntare le nuove sanzioni economiche. Tutto questo, nonostante parte dello staff della sua amministrazione abbia cercato di convincere il presidente ad adottare una linea più morbida. In particolare il segretario di Stato, Rex Tillerson, ma quanto accaduto conferma che i rapporti fra Trump e la sua squadra di governo sono tutt'altro che idilliaci.

La reazione di Teheran sembra scontata

Con gli Stati Uniti fuori dall'accordo, nonostante il parere contrario di Regno Unito, Unione Europea e delle altre potenze internazionali, anche l'Iran è legittimato ad uscirne. Non è nemmeno da considerare una ritorsione, lo prevede l'accordo stesso che parla di "azioni adeguate" da parte dell'Iran nel caso in cui altri firmatari intraprendendo azioni contrarie all'intesa. Lo conferma Alì Larijani, presidente del parlamento iraniano, da San Pietroburgo. "Certamente questa possibilità esiste", ha risposto ai giornalisti russi che lo incalzavano sull'argomento.

Russia e Cina, monito agli USA

A proposito di Mosca, dalla capitale russa giunge un chiaro avvertimento verso Washington.

"La decisione degli Stati Uniti non aiuta il clima di sicurezza e di non proliferazione delle armi nucleari del mondo - ha detto Dmitry Peskov, portavoce di Vladimir Putin - e questa azione aggraverà seriamente la situazione del programma nucleare iraniano". In tal senso, il lavoro diplomatico della Russia potrebbe essere fondamentale, l'Iran è forse il più solido e fedele alleato politico e militare del Cremlino. "La nostra politica sarà volta a risolvere il problema ed a garantire la non proliferazione delle armi di distruzione di massa, ma è chiaro che le azioni statunitensi avranno conseguenze negative". Tradotto in parole povere, alla luce dell'atteggiamento ostile della Casa Bianca sarà invero difficile convincere il governo iraniano a non intraprendere (o riprendere) una tecnologia bellica mirata allo sviluppo di testate atomiche ed armi balistiche a lungo raggio.

Anche la Cina fu tra i firmatari dell'accordo internazionale con l'Iran, insieme ai citati Stati Uniti, Russia e Regno Unito, oltre a Francia e Germania. Da Pechino c'è parecchia contrarietà in merito alla decisione di Trump e, qualche ora prima della comunicazione ufficiale, era giunto un appello indirizzato verso Washington affinché non intraprenda "azioni avventate e controproducenti". Ma la lungimiranza non è una dote del miliardario diventato presidente che, non contento dell'attuale crisi coreana, finisce addirittura per aprire un nuovo fronte di tensioni internazionali.