Le telefonava nel cuore della notte facendole sentire il rumore di un grilletto di una pistola, piuttosto che quello di spari di una mitragliatrice. Oppure, per variare, le inviava messaggi audio 'spinti'. Molestie, telefonate intimidatorie, fino a una violenza sessuale. Non contento, ancora minacciava di far esplodere un palazzo. E' quanto accaduto a una dottoressa di Bari che aveva cercato di sfuggire alla persecuzione da parte del suo aguzzino, un paziente 'invaghito' di lei, in tutti i modi: cambiando numero di telefono, e tre volte la sede del lavoro, ma sempre senza i risultati sperati, anzi ottenendo un accanimento peggiore.

Finalmente, concluse le indagini, la procura di Bari ha fatto arrestare l'uomo, Maurizio Zecca, 51enne di origine campana. Ad ammanettarlo sono stati gli agenti del commissariato di polizia di Bari con l'accusa di stalking e violenza sessuale aggravata.

Accanimento totale

Aveva cominciato con gesti 'galanti' così tanto insistenti da essere subito sospetti: mazzi di fiori, cornetti e caffè. Con la scusa di farsi misurare la pressione, ogni mattina era in ambulatorio dalla dottoressa che lo aveva in cura. Ma lei respingeva con gentilezza, tali premure diventate presto moleste. Secondo quanto ricostruito dalle indagini, coordinate dalla pm Simona Filoni, l'uomo ha attuato una lenta, crescente, inarrestabile persecuzione.

Un'ossessione tramutatasi in delirio criminale. Maurizio Zecca, 51 anni, divorziato, affetto da sindrome bipolare, si era invaghitio di una dottoressa che l'aveva curato nel paese dove abitava, Acquaviva delle fonti, in provincia di Bari. Dal maggio 2016, come ha raccontato proprio la dottoressa quando ha sporto denuncia, la perseguitava con messaggi, minacce di morte, anche rivolti a suo marito.

Era stato inutile anche trasferirsi in un'altra provincia. Perché tempestava di telefonate la guardia medica dove era stata trasferita. Finché a dicembre 2016, approfittando del fatto che era di guardia da sola ha abusato sessualmente di lei. Temendo per la propria incolumità, a settembre la donna lo ha denunciato. L'ultima minaccia, il 5 novembre scorso quando le ha detto che avrebbe fatto saltare in aria un palazzo, facendo scoppiare la bombola del gas.

E qualche giorno prima dell'arresto era stato sottoposto a un tso e aveva dato in escandescenza barricandosi in casa.

Donne, professioni a rischio

Il 4 settembre 2013, nel Centro di igiene mentale di Bari, la psichiatra Paola Labriola, 53 anni, fu orrendamente trucidata. Uccisa con 28 coltellate da un suo paziente che per l'omicidio è stato condannato in primo grado a 30 anni di reclusione. L'omicida, Vincenzo Poliseno, 40 anni, con un passato da tossicodipendente, era al Centro d'igiene mentale per una visita. Avrebbe preteso di avere dei soldi dalla dottoressa e, al suo rifiuto, l'ha colpita con un grosso coltello da cucina che probabilmente aveva portato da casa. I numerosi fendenti hanno raggiunto la psichiatra alla schiena, al collo e in altre parti del corpo, senza darle scampo.