Un altro passo in avanti nella vicenda giudiziaria relativa alla morte di morte di Salvatore Milana, il 48enne con disabilità di Naro, in provincia di Agrigento, deceduto il 1° gennaio 2014 presso la comunità 'Pegaso' nella quale alloggiava: anche nel processo d'appello è stata confermata la condanna per il somalo Mohamed Ali Yusuf.

La conferma della condanna per maltrattamenti

A seguito del decesso di Milana, si sono in realtà aperti più filoni giudiziari: il primo è quello relativo all'accusa di maltrattamenti, che ha visto imputato Yusuf, 34enne somalo, che all'epoca dei fatti era operatore presso la comunità.

All'uomo, originario di Mogadiscio, è stato contestato un comportamento violento, circostanza confermata dai colleghi chiamati a testimoniare e che, tuttavia, all'epoca degli avvenimenti non denunciarono tali episodi. Si trattò di percosse, alcune delle quali inflitte addirittura con lo straccio usato per pulire i pavimenti. Il giudice monocratico Ermelinda Marfia, nel settembre dello scorso anno, aveva irrogato una pena di 2 anni e 6 mesi di reclusione, sposando in pieno la tesi accusatoria del pubblico ministero Margherita Licata. Ora è stata la Corte d'appello a confermare le accuse e l'entità della condanna. I familiari della vittima, costituitisi parte civile e rappresentati dall'avvocato Antonio Catania, otterranno il risarcimento dei danni.

I sospetti che i maltrattamenti siano stati fatali per la vittima

Vi è però anche una secondo filone, ossia quello relativo propriamente al decesso di Milana, avvenuto all'interno della comunità a seguito di una caduta accidentale in circostanze non ancora del tutto chiarite. Questo procedimento è tuttora fermo alla fase preliminare.

Il pubblico ministero Silvia Baldi, infatti, dopo aver escluso possibili responsabilità dei medici, in un primo momento aveva iscritto Yusuf al registro degli indagati e per l'uomo si profilavano all'orizzonte accuse ben più pesanti di quella per maltrattamenti che l'ha visto condannato nell'altro processo. Tuttavia la stessa Baldi, svolte opportune indagini, ha deciso di chiedere l'archiviazione per la posizione del somalo; a suo avviso, quindi, la condotta dell'operatore non sarebbe stata decisiva per la morte di Milana. Tuttavia, ad oggi, il GIP ha respinto per ben due volte la richiesta presentata dal PM e, accogliendo la tesi sostenuta dalla famiglia della vittima, ha disposto l'effettuazione di nuove indagini.