Sulle prime, neanche i finanzieri avevano creduto alle risultanze delle loro indagini. Tutto, infatti, era partito da una serie di controlli effettuati su degli autotrasportatori che dichiaravano di portare un quantitativo di carburante, gasolio e gpl minore rispetto a quello effettivamente caricato. In un primo momento, infatti, si era pensato ad un'attività di contrabbando: il camionista usciva dalla raffineria o dal deposito con il carico dichiarato, e poi si fermava a rabboccare altrove il materiale in eccesso.

Successivamente, però, i dati sono stati incrociati per determinare la provenienza dei carichi.

E proprio a questo punto, sorprendentemente, si è scoperto che i punti di riferimento erano sempre gli stessi, ovvero depositi e raffinerie dell'eni sparsi in tutta Italia. Complessivamente, sono coinvolti nella maxi-evasione stabilimenti di 13 regioni differenti. Ricorrendo ad una piccola alterazione degli strumenti di misurazione sono stati sottratti al pagamento delle accise circa 40 milioni di litri di carburante per un'evasione di 10 milioni di euro. Questo, almeno, è quanto rinvenuto dagli investigatori della Guardia di Finanza.

Le conseguenze dei sequestri degli stabilimenti

La conseguenza immediata è stata l'apposizione dei sigilli ai vari stabilimenti coinvolti nell'indagine, su ordine del Gip del Tribunale di Roma.

Fino a questo momento, le persone ufficialmente indagate sarebbero 18. Di queste, ben 14 sarebbero dipendenti dell'Eni, in gran parte direttori e responsabili operativi dei vari depositi e raffinerie finite nel mirino delle indagini.

L'operazione di sequestro effettuata in questi giorni dalla Guardia di Finanza è di una grandezza e rilevanza tale che il gruppo del "cane a sei zampe" ha dovuto emettere un comunicato nel quale informa che le operazioni di raffinazione e rifornimento dei carburanti sono totalmente bloccate.

Per evitare ovvie conseguenze sui clienti finali, inoltre, Eni si attiverà immediatamente nei confronti dell'autorità giudiziaria per richiedere di riprendere ad utilizzare i misuratori.

I reati contestati

Alle persone indagate vengono contestati diversi reati, tra cui: sottrazione di prodotto al pagamento dell'imposta, uso di strumenti di misura alterati, predisposizione di falsi verbali e attestazioni e abuso d'ufficio.

I finanzieri, anche attraverso la consultazione di documenti informatici negli uffici dell'Eni, hanno accertato che la frode avveniva mediante la manomissione degli strumenti di misurazione e l'alterazione dei sigilli apposti dalle Finanze per garantire la loro immodificabilità. Venivano, infine, alterati anche i registri e i documenti informatici anche da accesso remoto.